Lo scorso 14 aprile 2020 il Fondo Monetario Internazionale (FMI), attraverso le parole della sua capo economista Gita Gopinath, aveva raffigurato uno scenario economico globale impietoso come effetto del “Great lockdown”, con stime globali di crescita a -3% (in Italia -9,1%) per una “recessione profonda con fallimenti e disoccupazione che lasceranno ferite profonde”.
A quasi un mese di distanza, un approfondimento sugli andamenti globali, con un close up sul sistema paese Italia, arriva dall’Area Studi Mediobanca che restituisce in maniera puntuale i dati sull’impatto della pandemia Covid-19 sui bilanci del primo trimestre 2020 di oltre 150 grandi multinazionali con fatturato annuale superiore a 3 mld di euro, confrontandoli con quelli dello stesso trimestre del 2019.
Il “contagio economico” si presenta come dirompente per tutti i settori, in positivo o in negativo. Tra chi si può fregiare del segno più per crescita di fatturato si annova il comparto WebSoft (fatturato: +17,4%), la gdo (+9,1%) e le case farmaceutiche (+6,1%), seguite dal settore dei Pagamenti Elettronici (+4,7%), dall’Elettronica (+4,5%) e dal Food (+3,4%). Il segno meno accompagna i dati dei produttori di aeromobili (-22,1%), delle Oil & Energy (-15,9%), della Moda (-14,1%), dell’Automotive (-9,1%), e delle Telco (-2,6%). Molti dei settori in negativo sono dei fiori all’occhiello del Made In Italy (si pensi al Fashion) o comunque di grande impatto per l’economia nazionale (si pensi che l’Italia è seconda solo a UK per la produzione di boeing in Europa).
Approfondendo l’entità reale degli effetti della pandemia con indicatori economici specifici, emerge come sia generalmente in calo il risultato operativo ante oneri finanziari (Ebit - Earnings Before Interests and Taxes), che flette del -18,9% sul primo trimestre 2019, con i già citati settori in controtendenza come la gdo (+33,6%), le farmaceutiche (+18,1%), le WebSoft (+17,6%) e l’Elettronica (+10,9%). Il trend è confermato anche dal margine operativo netto (Ebit margin) medio delle multinazionali nel primo trimestre 2020 che è pari a 14,3% (-2,4 p.p. sul primo trimestre 2019), con la redditività che premia il settore dei Pagamenti Elettronici registrando l’Ebit margin più alto in assoluto (28,4%; -4,2 p.p.).
Focalizzando l’attenzione su gdo e Food, le nuove abitudini di consumo causate dalla pandemia nel primo trimestre 2020 hanno indotto performance in netta crescita. Le imposizioni di lockdown e distanziamento sociale hanno fatto variare le percentuali di consumo di Food&Drink in-home e out-of-home, privilegiando determinati prodotti (come farine, lieviti, ecc.) che hanno subito un’impennata di domanda.
La maggiore sfida per questo settore è stata quella di mantenere i livelli di servizio e affrontare le esigenze ridotte efficienza della catena di approvvigionamento derivante da requisiti di distanza, minore produttività, aumento costi di trasporto e altri vincoli logistici. La maggior parte delle aziende ha ridotto e riallocato le spese di marketing in versione “pandemia-friendly”, riadattandosi piuttosto agilmente a esigenze e disposizioni normative in costante variazione. Anche lato comunicazione, le aziende hanno cambiato in itinere toni e strategie comunicative per supportare attività che aiutano i clienti negli acquisti tra digitale e store fisici, riflettendo la necessità di distanziamento sociale.
Ritornando ad una visione più generale, i dati delle multinazionali prese in esame, restituiscono un bilancio negativo per tutto il primo trimestre 2020, con però flebili segnali positivi già visibili nelle prime settimane del secondo trimestre, in parallelo con quanto avvenuto in Cina e nel sud-est asiatico, avanti all’Europa e all’America in termini di curva epidemiologica, in modo da rappresentare (con tutte le dovute differenze) una sorta di proiezione futura, utile per organizzare la ripresa.
Sul fronte Italiano, tale ripresa viene rappresentata graficamente dal Centro Studi Confindustria una forma a "V", descrivendo un Pil italiano che nel 2020 a fronte di un forte calo (fino al 10%, in linea con le proiezioni Fmi) sarà seguito da una ripresa con rimbalzo che dovrebbe consolidarsi durante il 2021, con il Pil in crescita per i dodici mesi del 3,5% (il presupposto di tale proiezione è che la fase acuta della crisi sanitaria si concluda entro la fine di maggio 2020).
In definitiva, l’impatto del Covid-19 sui numeri di tutto il 2020 rimane per svariati motivi ancora difficile da prevedere: su tutti, la grande incertezza generata da una crisi la cui scala, durata ed estensione geografica sono in continua evoluzione. Per dichiarare conclusa un’epidemia (e a maggior ragione una pandemia) in un territorio l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) valuta come necessari che siano trascorsi due periodi di incubazione del virus senza che si registrino nuovi contagi. La speranza è che "contagio epidemiologico" e "contagio economico" trovino argini di contenimento il prima possibile.