È un segno dei tempi. Negli Stati Uniti, la crociata dei governatori repubblicani contro le tematiche Esg è iniziata oltre un anno fa, prendendo di mira in primo luogo i gestori patrimoniali focalizzati sui temi della sostenibilità. Con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, il movimento ha gonfiato il petto e ora anche tra le aziende sono in tanti a vacillare, se non proprio a optare per un cambio di rotta.
Addio alla diversità di etnia e di genere
L’ultimo annuncio in tal senso è arrivato da Walmart, che ha fatto sapere di voler ridurre alcune delle sue iniziative per la diversità, l'equità e l'inclusione (Dei). Secondo quanto ricostruito da Bloomberg, il più grande operatore al mondo della Gdo non considererà più l’etnia e il genere nella scelta dei candidati, nel senso che non si porrà più obiettivi da raggiungere su questi versanti. Inoltre si annuncia una riduzione dei programmi di formazione sui temi della diversity, a cominciare dall’orientamento sessuale. In vista anche la rinuncia a sostenere le iniziative dei Pride. “Siamo disposti a cambiare insieme ai nostri dipendenti e clienti che rappresentano tutta l'America”, ha riferito un portavoce dell’azienda, lasciando intendere di aver percepito un mutamento di mood.
Un trend che prende piede negli Usa
La mossa di Walmaer non è isolata. Giganti dei beni di consumo consumo, dell’industria e della finanza, come Starbucks, Ford (che per anni aveva sostenuto la Human Rights Campaign – storica organizzazione che difende i diritti LGBTQ+) e JPMorgan Chase, negli ultimi mesi hanno modificato le proprie politiche di diversity & inclusion in risposta alle pressioni dei conservatori. A fare discutere è stata soprattutto la posizione di Harley Davidson, che ha motivato la scelta di fare un passo indietro in materia, sostenendo che le strategie dell’azienda non erano in linea con la clientela. In sostanza, se tre-quarti dei clienti è maschio e bianco, perché occuparsi di questioni di d&i? Un ragionamento simile sembra abbiano fatto i vertici di Jack Daniels, che sotto le pressioni della clientela conservatrice, hanno deciso di non investire più in materia e di non partecipare più a certificazioni annuali di società Lgbtq+ friendly. In questo clima, Elon Musk non ha perso l’occasione per descrivere il sistema come "illegale e immorale". Quanto meno, la sua posizione non è nuova, dato che da tempo Tesla omerre qualsiasi riferimento a diversità, equità e inclusione nelle sue comunicazioni finanziari. Scelte e prese di posizione che, quanto meno nella Vecchia Europa, sarebbe stata difficile da sostenere.