Vino, vendite a distanza: in Europa l’iter è ancora complesso

Presidente_MatildePoggi_high1Vino, vendite a distanza ancora... distanti. Avviare una pratica doganale e dotarsi di un domicilio fiscale nel Paese di destinazione con il quale assolvere al pagamento delle accise. È l’assurda trafila da assolvere attualmente per spedire vino da un paese all'altro, sia ad un rivenditore che ad un consumatore finale. Una procedura che pone numerosi vincoli e complicazioni a tutti i vignaioli che, dopo una visita in cantina da parte di turisti stranieri, devono spesso rinunciare alle vendite che ne potrebbero derivare. L’iter attuale, di fatto, rende economicamente sconveniente un e-commerce su scala europea.

“L'Europa non è unita quando si tratta di spedire vino da un mercato all'altro -denuncia Matilde Poggi, presidente FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) intervenuta a Roma al convegno “L’eredità di Expo”-. I vignaioli della FIVI, che conta oggi quasi 1.000 produttori associati con 70 milioni di bottiglie commercializzate e un fatturato totale di oltre 0,6 miliardi di euro e in termini di export di 250 milioni di euro propongono una cosa molto semplice. Ogni produttore potrebbe assolvere in proprio e nel proprio paese d'origine le imposte sul valore aggiunto e le accise secondo le aliquote del paese di destinazione delle merci. Una camera di compensazione potrebbe quindi calcolare quanto dovuto a ciascuno Stato membro”.

Di fatto è questa la soluzione al problema, già stata proposta da CEVI (la Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti, di cui FIVI è membro) al Gruppo di contatto Accise della Commissione Europea. E l’impianto è stato pienamente accolto dallo studio “Evaluation of current arrangements for movement of excise goods released for consumption” realizzato per conto della Commissione Europea e approvato dal Gruppo di contatto Accise lo scorso 3 luglio.

"Nel concreto, - prosegue Poggi  - il gruppo di lavoro accise riunitosi a Bruxelles il 9 dicembre, ha dichiarato che non è prospettabile una soluzione a breve termine per il problema delle vendite a distanza. Tuttavia nel lungo periodo è ipotizzabile l’adozione della proposta di CEVI, quindi one-stop-shop per assolvere all’origine sia l’iva che le accise. Mentre ci rallegriamo che la nostra proposta sia presa in considerazione, anche se nel lungo periodo, ribadiamo di voler vendere a distanza i nostri vini all’interno dell’Unione Europea. Pertanto VIF (Vigneron Indipendant Francais) e FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) solleciteranno i rispettivi governi  ad attivare degli accordi bilaterali tra Stati per poter sbloccare questa situazione ed arrivare alla libera circolazione dei vini all’interno degli Stati Membri. Oltre alla Francia, altri paesi verso i quali l’Italia guarda con maggiore attenzione sono alcuni mercati storici, a noi vicini, come Austria e Germania"

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome