Dopo il record di 7 miliardi del 2021 delle esportazioni di vino italiano (+12%), un +4% delle vendite di vino nel canale moderno in Italia e un +22% nel canale fuoricasa, il 2022 si è presentato con un quadro di grande incertezza. In Italia le vendite in gdo (dati Iri) di vino, nei primi 5 mesi, si sono contratte del 9,6% e quelle degli spumanti del 10%: anche il prosecco, che rappresenta circa il 53% a valore del comparto degli spumanti, ha avuto una contrazione dell’11%. Cresce invece l’export, che nei primi tre mesi registra un incremento fra il +12% e il +15% a valore sul 2021 e fra tutti spiccano le bollicine.
Quello che si evince in Italia e all’estero è che i retailer stanno facendo fino a ora aumenti contenuti rispetto ad altre categorie e che il consumatore si sta orientando verso la fascia premium e i vini icona. Di conseguenza il mainstream rappresentato dai vini basic sta soffrendo più di altri posizionamenti. Cresce, inoltre, il vino mixato, tra spritz, altri cocktail a base di vino e ready to drink in bottiglia; fra i criteri di scelta l’origine, il prezzo e poi i fattori green, conseguenza di una maggiore attenzione alla sostenibilità. Ma si fa spazio anche la bassa gradazione alcolica, mentre la marca della cantina conta più o meno quanto il consiglio del sommelier o del negoziante.
Guardando ai trend per i prossimi anni, si stima la crescita dei vini da vitigni autoctoni e di quelli biologici e sostenibili. Ma si teme nel breve termine una maggiore oculatezza negli acquisti di vino, per la minore disponibilità di spesa. Gli aumenti arriveranno, quali saranno gli impatti sui risultati dell’anno in corso?