L’export di vino italiano si dirige verso una chiusura d’anno positiva a valore, con un incremento del 4,5% sul 2023 a oltre 8 miliardi di euro. Trainante il prosecco (che incide per il 20% dello spumante italiano esportato nei primi 9 mesi del 2024). Ancora in calo il volume delle vendite in gdo nei primi 9 mesi dell’anno: -1,5% rispetto all’anno passato. Il 2023 era stata un’annata negativa, con volumi in contrazione di quasi il 3% nel canale retail (oltreché nell’export). Le vendite nel canale retail (dati Niq) segnalano una timida ripresa nel terzo trimestre 2024, non comunque sufficiente per portare il cumulato dei primi nove mesi in verde, per quanto riguarda i volumi. I cali maggiori affliggono i fermi e i frizzanti (più pesanti nell’eCommerce). Gli spumanti continuano a crescere. Sono le stime dell’ultimo Nomisma wine monitor.
Export di vino italiano
Cresce a valore l’export di vini fermi verso Stati Uniti e Canada, che figurano anche tra i principali acquirenti di spumanti, categoria che ha venduto bene in Australia, Francia e Regno Unito.
Le incognite sul futuro del vino italiano: dazi e calo dei consumi
Restano i dubbi sul futuro. I dazi annunciati del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump sono una minaccia reale per l’export made in Italy. C’è poi l’incremento nelle accise su vini e bevande alcoliche programmato nel Regno Unito dal 1° febbraio 2025 nella lotta del neo premier Keir Starmer contro le precarie condizioni di salute della popolazione Uk, con la sanità pubblica che pesa sulle casse di sua maestà. C’è poi il discorso ormai più volte ripetuto del cambio nei gusti dei consumatori, con i giovani sempre più in cerca di vini dalla beva semplice. Si tratta di preferenze che sfavoriscono i rossi corposi e frizzanti, senza peraltro che ne riescano a giovare i bianchi fermi. In questo quadro crescono gli spumanti e aumenta sempre più l’interesse per i vini nolo (no e low alcohol).
Una panoramica globale del mondo vino
I principali 12 mercati mondiali (che rappresentano oltre il 60% del valore degli acquisti globali di vino), alla fine del terzo trimestre 2024 hanno importato vino per un valore del 2,6% inferiore a quello del 2023. In controtendenza Cina e Brasile, con forti incrementi acnhe a volume. In particolare, il +27% di Pechino, attribuibile principalmente all'eliminazione dei super dazi in vigore dal 2021 all’Australia.
Segnali incoraggianti dalle nuove rotte dell’export
Mentre in diversi mercati consolidati si registrano variazioni negative per il nostro export (Germania in primis, ma anche Svizzera, Francia, Norvegia), in altri Paesi (dal peso specifico inferiore) stanno emergendo crescite a doppia cifra, come verso l’Austria, Irlanda, Brasile, Romania, Croazia, Tailandia e tanti altri.