Erano almeno due anni che se ne parlava, ma alla fine, dopo circa 9 mesi di trattativa, Omicron Plus, fondo gestito da Idea Fimit Sgr ce l'ha fatta: il palazzo che ospita la sede storica di Unicredit, in Piazza Cordusio, a Milano, sarà gestito da una società cinese che se l'è assicurato per 345 milioni di euro. L'operazione, che è seguita da CBRE in qualità di advisor, non è ancora stata finalizzata, quindi siamo ancora in una fase soggetta a sospensiva, ma sembra che l'acquirente sia certo: è la cinese Fosun Property Holding. Si tratta in assoluto di una delle più importanti transazioni immobiliari a livello nazionale degli ultimi anni, e a pochi giorni da un'altra storica acquisizione messa a segno da un gruppo cinese: quella di Pirelli, rilevata dal colosso statale ChemChina: dopo 142 anni gli pneumatici più famosi del mondo sgommano verso Pechino che controllerà, con la guida della mente italiana, lo sterzo delle strategie.
Uffici o grandi magazzini
Palazzo Broggi si sviluppa su 5/6 piani (dipende dal corpo o lato dell'edificio) in superficie e 4 sotterranei, è attualmente occupato al 25%, con un contratto d'affitto 18+6 (firmato nel 2008 all'atto del sale and lease back con il fondo Omicron Plus) che impegna Unicredit per un somma di circa 20 milioni annui.Non è escluso, ma è un'ipotesi, che Unicredit discuta con il nuovo proprietario una "fair way out" per interrompere la locazione, visto che l'immobile non è più strategico per l'istituto che si è trasferito nel grattacielo Pelli che svetta su Milano da Piazza Gae Aulenti (nuovo quartiere Garibaldi)
Nel "best scenario case" si prevede una riqualificazione dell'edificio con 1/3 di destinazione retail e 2/3 a uffici. Il palazzo è parzialmente vincolato. Non dovrebbero esserci dunque grossi problemi e la location è senza dubbio adatta a un'offerta retail di alto livello che aggiungerebbe ulteriori motivi di attrazione: Piazza Cordusio è infatti un luogo di passaggio, incastonato tra due destination ipercalamitanti come Piazza Duomo e il Castello Sforzesco.
Un po' di storia
Se Giuseppe Parini (la statua del poeta è l'unico landmark di questo luogo più business che turistico, di veloce passaggio per andare nelle ben più frequentate via Dante-direzione Castello e Loggia dei Mercanti-direzione Duomo) vedrà qualcosa di nuovo nei prossimi anni potrebbe essere un grande magazzino (magari di prodotti di lusso cinesi) nei 50.000 mq di questi storico palazzo che risale ai primi del 900 (fu costruito da Luigi Broggi tra il 1899 e il 1901) e fu sede della Borsa di Milano dal 1902 al 1932 quando la Borsa si trasferì a Palazzo Mezzanotte, in Piazza Affari (un palazzo che ha compiuto 100 anni nel 2013).
"I feel the wreck without the China Groups"
Così canterebbe Milano se fosse un uomo e dovesse rifare la canzone (bellissima) di Iggie Pop (eseguita vocalmente da David Bowie): "Vado a pezzi senza i capitali cinesi" (David Bowie in realtà cantava "vado a pezzi senza la mia ragazza cinese"). Negli ultimi cinque anni i cinesi hanno investito nel nostro Paese oltre 10 miliardi, secondo un report Kpmg. Nel 2014 il record: 13 operazioni per quasi 5 miliardi. L'estate scorsa una corporation statale ha rilevato il 35% di CDP Reti che detiene il 30% di Snam e Terna.
A mesmerizzare i capitali cinesi sono soprattutto la moda (es. Krizia, la maison rilevata dalla giovane Zhu Chong Yun che ha 400 negozi tra Cina, Macao, Singapore e Corea del Sud), il turismo, gli immobili, ma anche lo sport: probabilmente il Milan finirà in mani cinesi (il candidato attualmente più probabile è tuttavia il giovane tycoon thailandese Bee Thaechaubol) secondo un copione più o meno copia carbone di quanto avvenuto con l'Inter acquisita dall'indonesiano Thohir, un deal seguito a quello della Rinascente di Piazza Duomo rilevata dai thailandesi. Sempre nel fashion sta investendo in Italia anche Jihua Group che a sua volta si sta avvalendo della collaborazione di Arcoretail per lo sviluppo dei destination center in Cina.