L’Italia ha ripreso a crescere (debolmente) solo dal 2015, lasciando sul campo circa il 10% di Pil in sette anni di recessione. In questo contesto la gestione finanziaria e la sua efficienza, hanno giocato un ruolo fondamentale. Mark Up ha incontrato Elvio Campagnola, vice direttore generale e direttore marketing di Unicredit Factoring per approfondire la situazione attuale.
Come è organizzata Unicredit rispetto al mercato corporate?
Unicredit ha un’offerta che copre tutti i tradizionali segmenti di mercato. La rete commerciale corporate della banca è organizzata su 7 aree territoriali dove operano 140 corporate center con oltre 900 gestori che assistono più di 44.000 clienti corporate. I clienti top, grandi aziende che operano a livello internazionale con esigenze finanziarie complesse, sono seguiti da un team di gestione specializzato. Tutti gli altri clienti corporate sono seguiti dai gestori qualificati e hanno accesso a processi di consulenza strutturati. Unicredit Factoring ha un’organizzazione che replica quella della banca, con 6 aree territoriali, un’area investment banking che segue le grandi aziende che operano a livello internazionale con esigenze finanziarie complesse, un’area specializzata sul business estero e un’area per lo sviluppo della nuova clientela.
Quando nasce Unicredit Factoring e, su quali settori è attiva?
UniCredit Factoring, la società del Gruppo UniCredit specializzata nell’offerta di prodotti e servizi di factoring, è presente sul mercato da oltre 40 anni. Nel corso della sua storia, la società ha costantemente ampliato le proprie competenze professionali e specialistiche, garantendo, come detto, servizi di factoring ad aziende di tutte le dimensioni e appartenenti a tutti i principali settori merceologici.
Che tipi di servizi offre Unicredit Factoring, soprattutto per gdo e food?
La nostra società fornisce servizi di factoring, ovvero servizi legati alla gestione dei crediti, quali l’amministrazione, la riscossione o il recupero, che le nostre aziende clienti ci cedono. Crediti esistenti o futuri, relativi a diverse tipologie di operatività, da quella commerciale a quella fiscale. La nostra attività prevede anche la possibilità di anticipare alle aziende gli importi dei crediti ceduti prima della loro naturale scadenza. In estrema sintesi, con il factoring siamo in
grado di soddisfare in un unico rapporto diverse esigenze delle aziende clienti grazie a strumenti che semplificano la gestione dei crediti, garantiscono dal rischio d’insolvenza e ottimizzano i flussi di cassa.
In particolare, quali esigenze ha espresso negli ultimi anni la gdo?
La gdo è uno dei settori in cui ha riscosso ampio successo il reverse factoring (o factoring indiretto), un prodotto finanziario studiato appositamente per sostenere le filiere produttive e la cui diffusione nel mercato non accenna a diminuire. Il reverse factoring differisce dal factoring tradizionale per il fatto che l’azienda con cui stipuliamo l’accordo, la cosiddetta convenzione, non è il creditore mail debitore, che di solito è un’azienda capo-filiera attiva nella grande distribuzione alimentare di elevato standing e buon merito creditizio. Questa azienda mette a disposizione dei suoi numerosi fornitori che vantano crediti nei suoi confronti, la possibilità di cedere gli stessi crediti consentendogli, anche se non presentano un elevato merito creditizio, di accedere a fonti di finanziamento a condizioni favorevoli. Gli oneri finanziari per le aziende che costituiscono la filiera possono anche dimezzarsi. Questo grazie al riconoscimento dei crediti da parte dell’azienda capo-filiera con la quale la società di factoring firma la convenzione. Grazie al reverse factoring, l’azienda convenzionata fidelizza la propria filiera produttiva e ne stabilizza i flussi di cassa.
Quanto valgono gli impieghi per settore, gdo e industria alimentare?
380 mln di euro i credito lordi verso il settore alimentare, 373 verso il macrosettore “Wholesale and retail trade and household goods” (gdo) bilancio 2015.
Gli impieghi erogati alla gdo sono per gestione finanziaria o investimenti?
Direi che sono erogati principalmente per la loro gestione finanziaria. Il factoring, per sua natura, è un supporto gestionale ed una tecnica finanziaria volta a soddisfare le esigenze finanziarie di working capital.
In termini di servizi finanziari correlati al factoring, quali sono i parametri che valutate per la concessione?
L’attività di concessione del credito nel factoring è generalmente condotta su due binari paralleli per la medesima operazione: dal lato del cedente e dal lato del debitore. La valutazione del rischio di un’operazione di factoring deve essere condotta attraverso l’analisi preliminare di una molteplicità di fattori quali: la solvibilità dei debitori ceduti, il grado di frammentazione del rischio, le caratteristiche del rapporto commerciale sottostante, la capacità di rimborso del cedente, in caso di anticipazioni pro solvendo. Ogni affidamento viene concesso al termine di un procedimento istruttorio durante il quale viene acquisita tutta la documentazione necessaria, incluso il rating interno/esterno ove disponibile, per un’adeguata valutazione del merito creditizio sotto il profilo patrimoniale e reddituale e per assicurare una corretta remunerazione del rischio assunto.
L’arrivo dell’articolo 62 come ha modificato lo scenario?
Se da un lato l’articolo 62 ha regolamentato e portato certezza nei termini di pagamento, dall’altro ha comportato un incremento dello stress finanziario nelle relazioni commerciali tra industria e grande distribuzione che ha generato la necessità di dover trovare ulteriori fonti di finanziamento per sopperire alla riduzione del cash flow.
Dal vostro osservatorio, qual è lo stato di salute della gdo in Italia e il trend?
Dopo anni di arretramento, nel 2015 il fatturato della gdo a prevalenza alimentare è tornato a crescere. La ripresa ha riguardato solo l’area food (+1,1%), mentre il fatturato non food ha continuato a flettere (-3,6%). L’inversione di tendenza ha riguardato il Nord e il Centro del paese, mentre il Meridione continua ad accusare difficoltà. A livello di canali di vendita, notiamo che supermercati (+1,0%) e discount (+2,7%) trainano la ripresa, mentre ipermercati (-0,8%) e piccoli esercizi commerciali (-1,3%) continuano a segnare il passo. In prospettiva, si stima che la ripresa possa proseguire a tassi molto bassi, condizionata dal recupero del reddito disponibile presso le famiglie.