“L’olivicoltura italiana è ormai costantemente sotto attacco. In attesa di un intervento del governo, a sostegno di un settore che ha pagato il conto maggiore per gli eventi atmosferici estremi del 2018, è sconcertante dover constatare come anche chi dovrebbe essere chiamato a difendere gli olivicoltori preferisca stringere accordi con multinazionali straniere e svendere il nostro comparto. È di ieri la notizia del protocollo d’intesa firmato tra la Cia-Agricoltori Italiani e Carapelli, marchio controllato dal gruppo spagnolo Deoleo. Un’intesa che rappresenta l’ennesimo colpo per il made in Italy e per il mondo olivicolo italiano, sempre più terra di conquista per la Spagna." Con queste parole David Granieri, presidente Unaprol, commenta il recente accordo tra Cia e Carapelli. "I dati ufficiali della Nielsen -prosegue Granieri- parlano chiaro: l’olio italiano rappresenta solo circa il 3% rispetto al totale dell’olio commercializzato dal gruppo Deoleo. Ritengo quindi che parlare dell’avvio di un 'processo virtuoso per far crescere il mercato degli oli extravergini di qualità italiani' sia vergognoso e ingannevole. Il nostro patrimonio, unico al mondo per qualità e biodiversità con oltre 530 cultivar, andrebbe valorizzato e non svenduto a una multinazionale straniera con l’ennesimo accordo “foglia di fico”, privo di dati concreti, dai quantitativi ai prezzi. Senza dimenticare che la Spagna -conclude Granieri- da mesi porta avanti la battaglia per l’abolizione del panel test, strumento fondamentale per il nostro settore, e che la multinazionale spagnola Deoleo sette mesi fa ha accettato di pagare 7 milioni di dollari di risarcimento per chiudere una class action in California. Sull’origine e la qualità dell’olio evo commercializzato, i querelanti contestavano che sulle bottiglie ci fosse l’etichetta “Imported from Italy”, mentre le olive provenivano, oltre che dall’Italia, da altri Paesi”.