Una soluzione tecnologica che risale agli anni Cinquanta

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Le tecniche di microincapsulazione permettono di racchiudere un liquido, un solido e talvolta perfino un gas in un materiale definito carrier o anche conchiglia, parete, capsula o membrana.La prima applicazione su scala industriale risale agli anni ’50, quando la National Cash Register iniziò a produrre moduli di carta copiativa che ben presto sostituirono la classica carta carbone. Il retro del primo foglio era trattato con pigmenti incapsulati. La pressione esercitata dalla punta di una penna a sfera rompeva le capsule e provocava una reazione tra l’inchiostro e una speciale vernice che copriva il fronte del secondo foglio, riprodu- Una soluzione tecnologica che risale agli anni Cinquanta cendo su quest’ultimo quanto era scritto sul primo. I primi bagnoschiuma e docciaschiuma con microcapsule utilizzavano una tecnologia simile, la pressione delle mani che distribuivano il prodotto sulla pelle provocava la rottura delle capsule rilasciando l’intero contenuto sulla cute.

I modi del rilascio
Oggi gli sviluppi della microincapsulazione sono basati sulla teoria delle emulsioni e sulla chimica dei polimeri. Gli ingredienti sono incapsulati con diverse tecniche chimiche o fisiche: spray drying, spray cooling, ricopertura per estrusione, ricopertura in letto fluido, complessazione per inclusione, intrappolamento dei lipidi, coacervazione ed estrusione centrifuga. L’involucro della capsula può essere costituito da zuccheri, proteine, gomme, polisaccaridi naturali o modificati, polimeri sintetici, grassi o da qualsiasi altro materiale che possa proteggere il principio attivo dall’ambiente esterno, dall’umidità o dal calore. Si può scegliere di ottenere particelle dal diametro compreso tra 0,5 e 250 micron, le loro dimensioni possono essere omogenee e possono seguire una distribuzione prefissata e sono comunque adattabili al tipo di applicazione richiesta. I principi attivi possono essere rilasciati in quattro modi diversi: per rottura meccanica della capsula (come avveniva agli esordi della tecnologia), per dissoluzione della sua parete protettiva, per fusione della stessa o per diffusione dell’ingrediente attraverso quest’ultima.

A technology developed some decades ago
Encapsulation technology, developed some decades ago, largely involves enveloping or entrapping a liquid, solid or sometimes even a gas in an enclosing material called carrier and also shell, wall, capsule or membrane. The first major commercial application goes back to the 1950s, when National Cash Register developed carbonless copy paper by coating the back of paper forms with an encapsulated dye. The pressure of a ballpoint pen broke the capsules, causing the dye to react with the coatings on the second sheet and produce markings identical to those on the top sheet. In the early days the same technology was used for bath and shower gels, they contained capsules, that under pressure, released their contents all at once. Today, designing an encapsulation system is all about emulsion technology and polymer chemistry. Ingredients are encapsulated by various physical and chemical techniques including: spray drying, spray cooling, extrusion coating, fluidized bed coating, inclusion complexation, lipid entrapment, coacervation and centrifugal extrusion. The coating can be made from sugars, proteins, gums, natural and modified polysaccharides, synthetic polymers, fats and whatever other material can protect the core from the environment, moisture and heat. The diameter of the obtained particles can range from 0.5 to 250 microns, their size or size distribution may be easily adjusted to the application. Latest techniques allow to release the actives ingredients no more in one but in four different ways: mechanical capsule rupture, capsule wall dissolution, capsule wall melting or diffusion through the wall.

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