Incontro Marco Brunelli nel suo “Arese”: è una splendida giornata, mi accoglie sorridente e mi offre un bicchiere di vino, poi ci sediamo a tavola. Con noi Mario Gasbarrino, presidente e Ad di Unes e membro del Cda di Iper Montebello e Ortofin; se sono qui, lo devo a lui: vulcanico e affabulatore uno, quieto e osservatore l’altro, sembrano intendersi benissimo. Per me è come stare nel Paese dei Balocchi.
Il Signor Brunelli, lo chiamano tutti così (è anche Grand’Officier della Legione d’Onore e ha una laurea ad honorem in marketing), si irrigidisce quando sfilo il cellulare e chiedo se è possibile registrare: mi dice di sì, ma, poco dopo, mi chiede di spegnere, non è a suo agio e la sua proverbiale ritrosia davanti alle interviste ha la meglio, sta di fatto che spengo, rimetto in borsa e passo agli appunti. Un’esteta Marco Brunelli, famoso anche fuori dal mondo della distribuzione per essere un collezionista d’arte. “Ci sono cresciuto dentro, dai dieci anni mi sono trovato circondato dall’arte e me ne sono innamorato”. Un imprenditore coraggioso, Arese ... ricomprarsi Finiper da Carrefour, la partecipazione di Iper Orio sempre da Carrefour e il Fiordaliso da Auchan, arrivando così a ri-avere il controllo del 100% del Gruppo Finiper ... ma non basta, ascoltandolo, si evince una forza creativa, una curiosità senza filtri. Gli chiedo se si sente più creativo o coraggioso, sorride e mi risponde: “Non lo so, non ci ho mai pensato. Amo il mio lavoro. Ho due passioni: il lavoro, appunto, e l’arte”.
Colleziona ritagli di giornale “È una mia mania, quando vedo qualcosa che mi interessa lo ritaglio e lo metto da parte”. Che cosa sfoglia? Quotidiani e magazine economici, per lavoro, e i cataloghi d’arte e delle case d’aste, per piacere. “Non ha idea di quanta ispirazione si può trarre sfogliandoli”.
E la tecnologia fa parte della sua vita? “I giornali li leggo online, ma sinceramente benché abbia una testa tecnologica, le mani quelle no, non sono affatto tecnologiche. Così leggo le email e sfoglio i giornali, ma sono cose che tutti fanno ormai”. Poi prende il cellulare. “Fotografo. Vado nei miei negozi e fotografo le cose belle e quelle meno belle, invio gli scatti ai responsabili, talvolta un complimento, talaltra un appunto. È giusto così: chi lavora bene, deve sentirsi apprezzato, e chi sbaglia deve sapere di avere sbagliato”. Visita mai i negozi dei concorrenti? “Mai, non mi interessano. All’estero sì: vado a vedere i negozi, ma non sempre sono all’altezza delle aspettative. L’ultimo, in Uk, non l’ho nemmeno fotografato: non c’era nulla d’interessante”.
Rimaniamo sulla tecnologia: che cosa ne pensa dell’eCommerce? È lapidario: “Nel giro di pochi anni, i centri commerciali diventeranno cataloghi per Amazon”. Non è una bella prospettiva, mi pare, soprattutto detto da una persona che ha appena aperto il centro commerciale più grande d’Italia, 200 negozi e 25 ristoranti, inaugurato ad aprile: Il Centro è stata un’operazione fortemente voluta da Marco Brunelli. Lui commenta schivo: “Una delle cose che non volevo fare è l’inaugurazione, è stata l’azienda che ha preso la mano, io non volevo farla così. Non è nemmeno vero che è il più grande”. Mi corregge, ma comunque è soddisfatto? “Sì, perché da una discarica abbiamo fatto un parco. Sono soddisfatto anche dell’architetto De Lucchi, con cui eravamo accordati come un violino”.
Quali sono i progetti per il futuro? “Adesso la mia preoccupazione, la mia attenzione, è nel fare ad Arese il Parco del Villoresi, perché, secondo me, c’è un pezzo di terreno nostro, dove si potrebbe fare un parco stupendo. È allo studio. In Italia non c’è niente di facile ... Però come abbiamo fatto il parco al Portello, riusciremo a fare il parco al Villoresi e faremo una cosa bella sul serio”.
Come se lo immagina? “Un parco, con una passeggiata, una pista ciclabile che dovrebbe attraversare Garbagnate e, se possibile, ricollegarsi al parco che è stato inaugurato alla Stazione, e dall’altra parte sulla Rosa Camuna”. Riflette: “Fare una cosa brutta o una bella costa uguale, allora facciamola bella! -continua-. Anche il Portello ha un senso estetico fortissimo: lì, il merito fu di Valle, che fece quella vela, e dell’architetto inglese che ha fatto la collina, dove adesso ci sono gli alberi, ormai cresciuti, ed è diventata proprio bella”.
Torniamo agli ipermercati, non stanno vivendo un gran momento ... “Tutti parlano male degli ipermercati che non vanno bene, io sono soddisfatto, i nostri vanno bene, hanno un bel bilancio”. Un consiglio per gli altri? “Non so, affari loro ... se si appassionassero di più, forse ...”.
Si, ma l’eCommerce? “Abbiamo fatto una riunione di tre ore solo stamani”. “È l’argomento più ricorrente delle nostre conversazioni”, precisa Mario Gasbarrino (nel frattempo Unes ha aperto il suo store su Amazon), “... È che il mondo va così veloce ...”, conclude il signor Brunelli. Insomma, eCommerce sì o no? Nicchia: “I negozi devono fare cose diverse: specializzarsi, offrire qualcosa che non può essere venduto online, una qualità unica”. Capisco, basta fare un giro all’Iper, La grande i di Arese per comprendere che cosa intende Marco Brunelli: “Se l’ipermercato viaggiasse con le note dell’Iper, La grande i, se diventasse tutta experience, l’eCommerce non sarebbe competitivo. L’ipermercato deve essere diverso. Per esempio, Arese ha due cose che nessun centro commerciale al mondo ha: la luce naturale, lì è tutto luce naturale, ed è senza gradini. Se si fa un centro commerciale, bisogna prevedere viabilità, parcheggio, bacino, senza mai dimenticare la bellezza: la luce, in questo senso, è un elemento estetico importantissimo”.
Ha mai pensato di aprire in centro città? “Io ho aperto in centro -precisa-: Arese ha un’area di affluenza che va da Rho fino a Gallarate, Monza, Varese, Como, Saronno”. Per quello che riguarda il centro storico, il signor Brunelli mostra poco interesse, ma credo sia un ottimo giocatore di bridge ... Un uomo preciso, così preciso che quasi non te ne accorgi, in ogni conversazione è un passo avanti, è già su una nuova idea e soprattutto non ama le domande, preferisce farle. Torniamo sull’Italia: “Non capisco perché tutti ce l’abbiano tanto con Farinetti: è riuscito a far diventare un brand il cibo italiano e portarlo all’estero; solo per questo, bisognerebbe essergli riconoscenti”. Il tempo è passato, è tempo di tornare al lavoro, solo una domanda veloce: come nascono le sue idee? “Sa, di notte mi sveglio, ho un’idea e la scrivo, così non la dimentico. Tante cose vorrei fare, tante idee nuove ...”. Un ultimo saluto poi prende sottobraccio Mario Gasbarrino e discorrendo se ne vanno.
Una conversazione con il Signor Brunelli
L'uomo de Il Centro, patron di Finiper, tra i fondatori del primo supermercato italiano. Marco Brunelli...un'intervista sottovoce (da Mark Up 252)