Un master per disegnare il retail del futuro

Nuovi spazi urbani dove cultura umana, digitale e sostenibilità si incontrano. La visione di Paolo Lucchetta, tra i fondatori del Master (da Mark Up n. 271)

C’è un retail che progetta un futuro di bellezza per le nostre città. Uno scenario di socialità, di luoghi inclusivi e condivisi dove lo shopping è parte integrante di un’esperienza più ampia e significativa, capace di rispondere meglio a più profonde esigenze umane. A raccontarcelo è Paolo Lucchetta, architetto fondatore di RetailDesign, società e hub d’innovazione di nuovi concept retail (fashion, home, food e style), e responsabile scientifico del nuovo master internazionale di primo livello ReADs (Retail Architecture and Design for social and commercial purposes) che partirà da novembre 2018 all’Università Iuav di Venezia.

Quale funzione vede per gli spazi dello shopping oggi e nel futuro?

Il ruolo e la qualità dello shopping nelle nostre città sono una questione la cui soluzione è fondamentale per molti motivi: ne dipendono l’identità e la bellezza dei luoghi, la conservazione di prodotti e mestieri locali, la generazione di comunità, lo sviluppo equilibrato di brand nazionali ed internazionali sostenibili ed innovativi, fornire alle future generazioni modelli adeguati alle nuove tecnologie e ai nuovi stili di vita. A partire dal fatto che il fattore umano e sociale debba essere comunque al centro di ogni nostra attività. In buona sostanza: svolgono un ruolo centrale nel capire quali cose siamo e quali vorremmo essere, su come rigenerare la sostanza urbana delle città, che rimane la nostra migliore creazione collettiva.

Come si concretizza tutto questo nella pratica?

Nel non considerare gli spazi urbani come comuni centri commerciali, ma come potenziali distretti nei quali cultura, ricerca, edutainment, tecnologia e digitale incontrano le più innovative forme di retail, dando vita ad una community di talenti e creatività. Esperienza ed emozione, intrattenimento e partecipazione, etica e sostenibilità al centro di un nuovo sviluppo culturale, urbano, sociale ed economico. Il ruolo si concretizza ulteriormente immaginando e realizzando progetti di qualità consapevoli delle trasformazioni epocali in atto e dei valori condivisi del vivere civile: accessibilità, sostenibilità, innovazione a favore del fattore umano e costante attenzione al passaggio di testimone alle future generazioni. Penso a una frase delle Grafton Architects, curatrici della attuale Biennale di Architettura che esprime quest’attitudine nella citazione di un proverbio greco: “Una società cresce e progredisce quando le persone piantano un albero alla cui ombra sanno che non potranno sedersi”.

Un progetto, quindi, da condividere …

Sì, perché dalla nostra capacità di condivisione dei progetti tra tutte le componenti principali dell’innovazione dipenderà il successo dell’attività di progettazione. Alcuni esempi: stiamo progettando spazi pubblici e privati con l’aiuto di atleti paraolimpici, fin dall’inizio del processo di pianificazione tutti i nuovi progetti sono pensati “multichannel” nella logica di acquisto e condivisione; sempre più inscindibili dall’ideazione degli spazi reali risultano essere gli aspetti degli eventi, della socialità virtuale e delle comunità fisiche.Stiamo sperimentando in questo periodo progetti basati su reti di impresa in grado di raccogliere competenze principali e specifiche. Anche il mercato immobiliare dimostra un’importante considerazione per la qualità e il senso dello spazio come ingrediente fondamentale. Lo confermano gli esempi di Boxpark e Mercato Metropolitano a Londra, High Line e Meatpacking District a New York City, iniziative che lasciano immaginare un nuovo modo di favorire lo sviluppo socio-economico delle città.

In termini di layout, questo come si traduce?

Nella sensibilità di riconoscere il senso dei luoghi, a livello generale. In termini più tecnici, alcune questioni hanno assunto centralità nella progettazione, come il valore dell’esperienza all’interno dello spazio, il fattore del tempo modulato sulle esigenze dei nuovi stili di vita, l’aspetto sociale delle nuove communities di cittadini.

Da qui anche l’esigenza di creare un nuovo master come ReADs.

Sì, perché la questione dell’interesse emergente a livello globale per gli spazi sociali e commerciali -e quindi per la qualità della vita delle persone nelle nostre città- rappresenta una delle sfide più affascinanti per le future generazioni di architetti e designer, per quanto riguarda capacità progettuali e creative, oltre che attitudini professionali tecniche e manageriali. Esiste in Italia un grande, infinito mondo parallelo rispetto a quello del design istituzionale, un design invisibile non ortodosso, i cui autori, produttori e prodotti sono di notevole importanza sociale ed antropologica. Anzi forse legati alla gente in maniera più profonda di quanto avvenga con il design definito. Si tratta quindi di cogliere le opportunità di un cambiamento epocale a favore del fattore umano e sociale, mettendo in relazione prodotti di qualità, luoghi e spazi liberi e nuovi concetti di cittadinanza.

A chi si rivolge questo percorso professionale?

Principalmente alle nuove generazioni, ma in generale ad architetti appassionati a queste questioni e a professionisti del settore.

Ci spiega come si struttura?

All’interno del contesto appena descritto, il progetto ReADs (www.master-reads.iuav.it) si propone di offrire un’esperienza formativa post-laurea intensa ed innovativa, con un programma annuale full-time a Venezia, all’interno di Iuav, il prestigioso Istituto Universitario di Architettura di Venezia, fondato nel 1926. Orientato a una visione internazionale, con una frequenza dei corsi in italiano ed in inglese, il master combina un approccio di pensiero e disciplinare avanzato che si confronta con concrete esperienze dettate dalle principali sfide emergenti dalle reali pratiche professionali. L’intento è quello di contrastare la rigidità della tradizione accademica e introdurre visioni e linguaggi più vicini alle pratiche e alle professioni creative più contemporanee. A questo scopo sono previste docenze esterne di professionisti riconosciuti a livello mondiale.

Parliamo di un approccio multidisciplinare che combina discipline visive tradizionali con le nuove tecnologie digitali, lo studio individuale con progetti di gruppo. Acquisite le competenze principali, con la partecipazione ai workshop, si passa alla costruzione di competenze specifiche attraverso progetti reali che si misurano con le difficoltà e le potenzialità presenti nel mondo del lavoro. Un master come questo può consentire di affrontare i principi generali del retail e le caratteristiche di un mondo in continua mutazione.

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