Lvmh, Richemont e The Estée Lauder: così si presenta il podio della top 100 dei colossi mondiali dei beni di lusso. A decretarlo è il report Global Powers of Luxury Goods di Deloitte che analizza a consuntivo i risultati registrati nello scorso anno fiscale dai cento più grandi gruppi mondiali del lusso. Il fatturato generato complessivamente ammonta a 214,2 miliardi di dollari nonostante gli impatti negativi dovuti alle fluttuazioni delle valute e ai cambiamenti strutturali. Di questi, il gruppo francese Lvmh ne mette a segno quasi 22 miliardi di dollari, circa il doppio rispetto al secondo classificato. I primi 10 gruppi rappresentano approssimativamente il 50% del fatturato originato complessivamente dalle top 100. Scorrendo la classifica, si evidenzia che un terzo delle aziende sono italiane. La prima impresa italiana in graduatoria è Luxottica, posizionata al 5° posto con un fatturato di poco meno di 10 miliardi di dollari. Seguono Prada, in 15° posizione, con circa 5 miliardi di dollari e Giorgio Armani, in 23° posizione, con circa 3 miliardi di dollari. I 29 gruppi nostrani rappresentano il 16,5% del fatturato complessivo: un risultato che posiziona l’Italia al terzo posto in termini di fatturato, dopo Francia (con uno share di 23,2%) e Usa (20,5%). “Nei prossimi anni ci sarà una significativa evoluzione degli aspetti chiave del settore del lusso a livello globale - commenta Patrizia Arienti, DTTL EMEA Fashion and Luxury Leader di Deloitte -. I flussi turistici stanno trasformando il concetto di ‘confine nazionale’; i valori e le abitudini dei Millennials, i nuovi consumatori del lusso, stanno delineando le strategie distributive future e la competizione è sempre più guidata da innovazione tecnologica e capacità di generare positivi impatti sulla società. I brand mondiali del lusso dovranno essere in grado di cogliere tutti questi cambiamenti in atto, per poter rivedere le proprie strategie alla luce di un nuovo scenario di mercato".