Tesco ed M&S hanno messo uno stop alla loro pubblicità su Google per timore che quest'ultima compaia accanto a contenuti estremisti, razzisti, sessisti e discriminatori. La scelta dei retailer segue le preoccupazioni espresse da oltre 250 insegne e brand come McDonald's ed Heinz in merito alla presenza di video del genere su You Tube.
La scelta di Tesco di sospendere l'advertising su tutte le piattaforme del colosso americano, in attesa di ulteriori valutazioni e soluzioni, è stata confermata da un portavoce della catena, che ha sottolineato come a quest'ultima prema non apparire vicino a contenuti inappropriati. Google, da parte sua, ha assicurato che migliorerà con forza le proprie politiche di controllo, ammettendo tuttavia che per il momento "gli ads possano apparire dove non dovrebbero".
Del resto, come sosteneva McLuhan, il medium è il messaggio. E se è vero che, parafrasando semplicisticamente la sua tesi, il canale plasma il contenuto, lo stesso discorso vale anche per il più ampio contesto di riferimento e gli altri contenuti a cui il nostro messaggio è associato più o meno consapevolmente.
In rete, per quanto gli sforzi di rendere l'advertising maggiormente mirato e correttamente situato siano crescenti, la garanzia del contesto non è ancora data, a differenza della pubblicità televisiva. Chi vede lo spot di un marchio vicino a un "cattivo contenuto", anche qualora conscio che non si tratti di una scelta di marketing volontaria quanto del risultato di un algoritmo, a livello inconscio assocerà comunque le due identità. Da parte dei marketer, dunque, la riflessione è più che lecita.