Osservatorio Esg Big Tech Karma Metrix: l’impatto del digitale sul climate change

La terza edizione dell’Osservatorio Esg Big Tech di Karma Metrix evidenzia aumenti delle emissioni di CO2 nelle big tech Usa. L’Ai fa esplodere i consumi energetici e di acqua

I numeri presenti negli ultimi bilanci di sostenibilità delle big tech americane sono impressionanti ma occorre leggerli con i corretti pesi di giudizio. Prima di entrare nel merito dei numeri del terzo Osservatorio Esg Big Tech Karma Metrix, occorre premettere un’osservazione di base per inquadrare razionalmente le dimensioni del fenomeno. La digitalizzazione delle vite delle persone e la trasformazione digitale di imprese e organizzazioni di fatto determina la creazione di una dimensione parallela a quella del mondo fisico. Una dimensione vissuta da centinaia di milioni di persone e che quindi ha metriche proporzionali. Detto questo, se il digitale è ineluttabile e coinvolge centinaia di milioni di persone, occorre il massimo impegno per limitarne l’impatto ambientale sia in termini di condotte aziendali, collettive e individuali, sia in termini tecnologici.

Durante la presentazione del terzo Osservatorio Esg Big Tech di Karma Metrix, Ale Agostini (ceo di Karma Metrix) ha dichiarato che “Il terzo osservatorio Esg Big tech ha confermato che non ci sono pasti gratis: anche digitale e intelligenza artificiale impattano in modo crescente sul cambiamento climatico. È fondamentale diffondere la consapevolezza e intensificare gli sforzi di tutte le aziende per renderlo più sostenibile. Sito web, app o Ai: il digitale è sempre più energivoro e la parola d’ordine deve essere misurare e rendicontare la sostenibilità digitale. Fino a quando non avremo solo fonti di energia pulite, l’unica strada è risparmiare e limitare le emissioni di CO2 derivanti dalle tecnologie digitali”.

Impatto ambientale e misure di contenimento

La ricerca di Karma Metrix ha studiato gli ultimi bilanci di sostenibilità delle big tech americane: Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft e Nvidia. Quest’ultima è il costruttore dei chip (gpu) utilizzati nelle computazioni massive correlate a compiti che richiedono enormi potenze di calcolo: dall’Ai fino al metaverso e cripto valute.
Secondo i calcoli effettuati sui dati pubblicati nei bilanci di sostenibilità, le cinque big tech americane emettono complessivamente più CO2 della Repubblica Ceca (130,1 milioni di tonnellate) e consumano più energia di Paesi come Belgio o Cile (91 milioni di MWh). Complessivamente i consumi energetici delle sei big tech sono cresciuti negli ultimi 3 anni del 48% con un tasso pari a cinque volte la crescita del consumo elettrico mondiale.

Un paragone permette di visualizzare efficacemente ciò di cui si sta parlando: se le sei big tech fossero una nazione, occuperebbero il 37esimo posto nel mondo per consumi energetici, appena sopra il Cile e subito dopo il Bangladesh (che ha una popolazione di circa 170 milioni di persone). Un altro asse di valutazione che aiuta a comprendere le dimensioni del fenomeno è il consumo idrico: il quantitativo di acqua utilizzato da Google per raffreddare i propri data center è equivalente a quello necessario a soddisfare il fabbisogno annuale di 24 milioni di persone. Tuttavia i servizi di Google sono utilizzati da centinaia di milioni di persone e sono entrati nella vista quotidiana del mondo occidentale e non solo. Google è una delle big tech che ha ridotto le emissioni, mettendo in campo un impegno concreto per affrontare il problema. Ma anche Amazon sta agendo in questa direzione annunciando di voler generare più acqua di quella consumata entro il 2030. Meta, recuperando 2,3 miliardi di litri vuole diventare water positive entro il 2030. Microsoft dichiara di essere la prima big tech water positive, ripristinando oltre il doppio dell’acqua che consuma, fornendo acqua potabile ad oltre mezzo milione di persone. Sul versante consumi energetici Amazon dichiara di utilizzare il 90% di energia da fonti rinnovabili (l’obiettivo è raggiungere il 100% entro il 2025). Apple ha comunicato di puntare a ridurre le emissioni del 75% entro il 2030. Google sta lavorando per riuscire ad utilizzare solo energia 100% carbon free sempre entro il 2030.

Il costo ambientale dell’Ai

Le sei big tech considerate hanno caratteristiche differenti. Apple ha una produzione fisica imponente in termini di device e Amazon con l’eCommerce agisce nel mondo fisico capillarmente. Negli ultimi anni Apple è l’azienda che ha registrato le migliori performance nel contenere le emissioni di CO2: con 20,6 milioni di tonnellate di CO2 emesse ha ridotto del -8,8% delle emissioni nel periodo 20/22. Le emissioni dipendono anche dal tipo di attività e dai servizi resi.

Ciò che ha incrementato drasticamente le emissioni equivalenti di CO2 è l’intelligenza artificiale. In tre anni (dati 2020, 2021, 2022) Microsoft, con 16,7 milioni di tonnellate, ha incrementato del 41,8% il valore. Meta con 8,5 milioni di tonnellate mostra un incremento significativo del +66,4%, mentre Nvidia con 2,7 milioni di tonnellate di CO2 annue incrementa del 104% rispetto l’anno precedente. Amazon supera le 71 milioni di tonnellate di CO2, con aumento del 17,5% rispetto al dato precedente. Trend positivo invece per Google che con 10,1 milioni di tonnellate riduce le emissioni di CO2 dell’1,3% rispetto alla precedente rilevazione. In attesa che la tecnologia renda disponibili chip più performanti e meno energivori, bisogna fronteggiare non solo le emissioni di CO2 equivalenti ma anche la produzuone di calore dei data center che deve essere raffreddata utilizzando l’acqua: i dati dell’Osservatorio Karma Metrix riportano 21 milioni di metri cubi per i data center di Google (+63% rispetto al 2019).

Aziende e persone

I dati esposti dal terzo Osservatorio Esg Big Tech di Karma Metrix fissano l’attenzione sulle big tech che offrono i servizi digitali a tutto l’ecosistema esistente. Da un lato abbiamo un impatto ambientale imponente, dall’altro un impegno tangibile a ridurlo e mitigarlo. In tutto questo incidono da protagonisti anche altre due tipologie di attori: le persone fisiche nel loro utilizzo privato dei servizi digitali e aziende e organizzazioni. L’utilizzo personale attraverso condotte virtuose può dare risultati significativi ma occorre consapevolezza. Le imprese e organizzazioni possono intraprendere un percorso di ottimizzazione delle property web tangibile. Ultimamente la sensibilità al tema da parte delle aziende italiane è aumentata come dimostrano importanti player cha hanno utilizzato Karma Metrix per misurare le emissioni dei propri siti web. Karma Metrix è un algoritmo brevettato in grado di misurare le emissioni equivalenti di qualsiasi sito web. La società che lo propone guidata da Ale Agostini ha raccolto importanti adesioni in diversi ambiti: da quello assicurativo, all’editoriale, al fashion, energetico, tlc e altro. Mark Up ha incontrato Ale Agostini, co-fondatore di Karma Metrix.

Ale Agostini, CEO di Karma Metrix

Quali buone pratiche un’azienda deve mettere in atto per limitare il proprio impatto delle attività digitali?
Insieme a momenti formativi interni, le aziende davvero attente alla sostenibilità del digitale dovrebbero misurare, rendicontare e migliorare la loro impronta carbonica derivante da siti web, cloud e email. Ogni azienda ha il potere di azionarsi nella lotta al cambiamento climatico per il perimetro delle attività che le competono, quindi anche il digitale. Essere più efficienti come sito web e digitale significa anche risparmiare molto nei costi del cloud.

In quanto grammi di CO2 equivalente si può fissare oggi un valore ottimale per pagina web? E quali sono i criteri?
Dal punto di vista delle emissioni di CO2 una pagina efficiente emette meno di 2 grammi di CO2 per ogni visita della pagina. La misurazione Karma Metrix, che ricordo essere brevettata, si basa su diversi fattori di efficienza energetica. L’algoritmo di analisi è la nostra salsa segreta, tuttavia per i vostri lettori possiamo anticipare che tra gli ingredienti segreti sono considerati a titolo d’esempio:

• peso dei componenti della pagina web;
• potenza di calcolo richiesta per l’elaborazione del codice;
• colore degli elementi della pagina.

Dopo un assessment iniziale delle web property e delle conseguenti azioni di ottimizzazione, come un'azienda può mantenere i risultati raggiunti nel tempo?
Alle aziende conviene misurare con cadenza regolare l'impronta carbonica del digitale, al fine di risparmiare sui costi energetici e del cloud. Una volta diffusa la cultura della sostenibilità del digitale nel marketing e nell 'It, basta misurare una volta l'anno e sarà facile accorgersi se il sito e gli asset digitali perdono efficienza.

Karma Metrix si può provare gratuitamente inserendo un url nel sito https://karmametrix.com/

 

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome