Sul riciclo delle bioplastiche l’Italia è un’eccellenza

Il tasso di riciclo degli imballaggi in bioplastica trattati insieme ai rifiuti organici si attesta al 56,9% dell’immesso al consumo, superando così i target posti per il 2030

L’Italia ha già superato i target al 2030 per quel che riguarda il riciclo delle bioplastiche compostabili, anche se la presenza di materiali non compostabili nell’umido mette a rischio i risultati della filiera. È quanto emerge dalla

 

Relazione di gestione 2023 del consorzio Biorepack. Il tasso di riciclo degli imballaggi in bioplastica trattati insieme ai rifiuti organici si attesta al 56,9% dell’immesso al consumo (44.338 tonnellate a fronte di 77.900), sette punti in più rispetto all’obiettivo 2025 e due in più di quello atteso per la fine del 2030.

Tre-quarti della popolazione italiana servita

La quota di popolazione nazionale servita dalle convenzioni siglate con i Comuni o con i soggetti da questi delegati, gestori della raccolta ormai sfiora i tre-quarti del totale nazionale. I corrispettivi economici riconosciuti ai Comuni e alle aziende che si occupano della differenziata hanno superato i 9,4 milioni di euro.

Rivendicando i risultati ottenuti, Marco Versari, presidente di Biorepack, evidenzia “l’importanza di costruire alleanze e sinergie con gli enti che sul territorio si occupano della raccolta dei rifiuti. In questo modo – precisa - si possono offrire migliori servizi per i cittadini e soprattutto si riesce a valorizzare le matrici organiche e compostabili, risorse preziose perché possono essere restituite alla terra sottoforma di compost, contribuendo a contrastare degrado, desertificazione e dipendenza dai fertilizzanti chimici”.

L’impatto negativo dei materiali non compostabili

C’è però un aspetto in chiaroscuro che merita di essere approfondito: il risultato di riciclo 2023 è lievemente inferiore al 2022 a causa di una maggiore presenza di bioplastiche negli scarti: il 17,3% delle bioplastiche che entrano negli impianti di riciclo organico, viene sottratto al riciclo a causa di diversi fattori. Il più importante è l’elevata presenza di “materiali non compostabili” (Mnc): rifiuti composti principalmente da plastiche tradizionali, vetro e metalli che all’interno degli impianti di trattamento devono essere eliminati attraverso complesse e costose operazioni di separazione. Tali azioni eliminano le matrici compostabili, principalmente scarti di cucina e verde, e, purtroppo anche le bioplastiche compostabili.

Enti convenzionati in crescita

La corretta comunicazione su come si effettua la raccolta differenziata dei rifiuti umidi e compostabili è una delle attività che il consorzio sta portando avanti, collaborando con gli enti locali convenzionati. Un numero che continua a crescere in modo rilevante: nel corso del 2023 i Comuni serviti sono arrivati a 4624, pari al 58,5% del totale, undici punti percentuali in più rispetto all’anno prima. A destare soddisfazione è in particolare la riduzione del gap territoriale tra Nord e Sud, che, sebbene ancora consistente, inizia a colmarsi.

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