Negli ultimi anni la spesa in formazione dei lavoratori in Italia ha registrato un aumento, ma risulta essere inferiore alla media europea (4/5 volte meno). Secondo l’ultimo rapporto Anpal sulla formazione continua, le imprese italiane investono in media 600 milioni annui in formazione del personale, un numero che però non risulta essere adeguato per un’economia contemporanea basata sulla conoscenza.
Nei settori ad alta intensità tecnologica in cui le competenze diventano obsolete in giro di pochi anni, la formazione aziendale diventa essenziale per non essere spiazzate dal cambiamento tecnologico. La formazione è richiesta anche in tutti quei settori dove il re-skiling è l’unica soluzione per far fronte alla crisi. Il protrarsi del Mismatch digitale tra l’offerta e la domanda sta mettendo in seria difficoltà la crescita dell’intero comparto ICT. Nell'ambito dell’ultimo bilancio a lungo termine dell'UE, la Commissione ha proposto un programma incentrato sulla costruzione delle capacità digitali e sull'agevolazione dell'ampia diffusione delle tecnologie digitali in Europa, per garantire servizi pubblici di alta qualità a vantaggio dei cittadini e delle imprese. Con un budget di 600 milioni di euro dedicato alle competenze digitali avanzate, l’Europa intende ampliare il pool di talenti digitali che saranno in grado di implementare le ultime tecnologie nelle aziende.
L’ascesa dell’economia digitale, infatti, ha messo al centro dell’attenzione la conoscenza e il capitale intellettuale come principali fattori di competitività delle aziende; divenendo sempre più un fattore di importanza fondamentale, la vera ricchezza a disposizione delle imprese, ancor di più del capitale fisico e di quello finanziario. In questo contesto la formazione gioca un ruolo principale nello sviluppo del capitale intellettuale all’interno delle imprese.
Con il termine “Capitale Intellettuale” si intende il possesso di conoscenze, esperienze, relazioni con i clienti e competenze professionali che portano all’azienda un valore aggiunto. Gli studiosi hanno suddiviso il capitale intellettuale in tre componenti: capitale umano, capitale strutturale e capitale relazionale. Il capitale umano si riferisce alle persone che fanno parte di un’azienda, in particolare la conoscenza che queste persone possiedono; generalmente, si riferisce a conoscenza tacite, come le competenze, l’esperienza, l’educazione e il know-how. Il capitale relazionale si riferisce all’interazione dell’azienda con l’ambiente esterno; consiste nella gestione di rapporti con concorrenti, partner, azionisti, clienti e fornitori. Il capitale strutturale è anche noto come capitale organizzativo, che comprende procedure, sistemi e altre forme di conoscenza codificata dell’organizzazione, vengono viste come risorse che rimangono all’azienda quando i dipendenti la lasciano.
E’ la centralità del capitale umano nell’economia 4.0 il fattore di vantaggio competitivo per le imprese, è quanto emerge nel recente studio svolto dall’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, che ha analizzato la relazione tra il capitale intellettuale e le performance aziendali nel settore FinTech europeo.
Il settore Fintech fa riferimento al mercato che offre prodotti e servizi finanziari, attraverso le più avanzate tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Negli ultimi anni il settore FinTech ha avuto un forte sviluppo in tutto il mondo, gli investimenti in Europa ($ 5.1 miliardi) hanno recentemente superato l’Asia ($ 2.2 miliardi) e non sono lontani dagli Stati Uniti ($ 7.5 miliardi).
Lo studio ha utilizzato i dati di 12 aziende FinTech Europee elencati nel database Dealroom (che fornisce analisi su startup e investimenti in capitale di rischio). L’analisi ha evidenziato che il capitale umano è la componente che ha prodotto più valore aggiunto, rispetto ad altri investimenti. I risultati suggeriscono che le aziende interessate a realizzare una migliore performance devono rafforzare la loro attenzione (e quindi investimenti) al proprio capitale umano (ovvero le persone), attraverso una strategia di valutazione e valorizzazione delle capacità, delle competenze e dell’esperienza dei propri dipendenti. Lo studio, in estrema sintesi evidenzia che in un contesto 4.0, il successo, il vantaggio competitivo delle imprese dipende dalla loro capacità di gestione e valorizzazione dei propri dipendenti (Capitale Umano).
(*) Università Vanvitelli di Capua
(**) Università di Torino
(***) Fondazione LINKS, Torino
Sima - Società Italiana di Management