Sostenibilità e ESG, sempre più importante l’inclusione

Sostenibilità e ESG, sempre più importante l'inclusione
Trend di sostenibilità nel retail è una ricerca condotta da Global Strategy per Confimprese e presentata nel corso del 4° convegno Retail & Sostenibilità

A proposito di inclusione, fra gli invitati più interessanti al 4° Retail & Sostenibilità di Confimprese, Roberto Bezzi, presidente San Patrignano Società Agricola, e Giorgio Leggieri, direttore della casa di reclusione di Milano Bollate, hanno detto fra le cose più rilevanti nell'ottica di un'applicazione delle pratiche S di ESG. Nata nel 1978, la comunità di San Patrignano ha visto passare quasi 30.000 ragazzi, il 70% ne è uscito con un lavoro. La Comunità opera in 40 settori e collabora con aziende e marchi di caratura nazionale e internazionale come Tod's. L'esperienza di Bollate è più recente: nasce nel 2000. Il carcere di Bollate ospita 1.400 condannati in via definitiva (esclusi quelli del 41bis) di cui 170 donne, ma sperimenta un sistema di trattamento avanzato che permette a una parte di detenuti di lavorare per le aziende che hanno sede proprio all'interno del carcere: la cosiddetta area industriale dove lavorano 290 persone assunte. Confimprese ha avviato un rapporto di collaborazione con Casa di reclusione Milano-Bollate e San Patrignano. Il quadro normativo incentiva le aziende a delocalizzare parzialmente in istituti come Bollate: attraverso un credito d'imposta di 520 euro al mese per l'assunzione di persone all'interno della struttura, e di 300 euro al mese nel caso di regimi di semilibertà.

È molto importante che gli obiettivi pratici delle aziende e del mondo produttivo in generale si orientino sempre più sugli aspetti sociali e lavorativi della sostenibilità (la S di ESG). Per la sostenibilità ambientale, nel 2025 circa il 40% dei retailer, soprattutto nel settore tessile-abbigliamento, prevede investimenti in aumento. È uno dei dati emersi dalla ricerca Trend di sostenibilità nel retail condotta da Global Strategy per Confimprese e presentata nel corso del 4° convegno Retail & Sostenibilità su un campione composto per il 34% da aziende appartenenti al settore abbigliamento-accessori, per il 29% da ristorazione e per il 37% da altro retail. Nel 2024 i retailer hanno incrementato l'efficienza energetica: tutti nella ristorazione, il 93% nell'abbigliamento-accessori e il 92% di altro retail (casa-arredo, entertainment, ottica, servizi, elettronica di consumo). Le tendenze dei prossimi anni indicano un focus su riduzione consumi e riciclo per abbigliamento-accessori e altro retail, mentre la ristorazione punta a ridurre i consumi energetici migliorando la gestione dell’acqua e lavorando di più per ottenere le certificazioni di sostenibilità.

Chiudere le porte per il bene dell'ambiente

Come ha ricordato Mario Resca, presidente di Confimprese, il commercio al dettaglio e la ristorazione in tutte le loro declinazioni dimensionali (dal negozio alle grandi superfici) sono un'interfaccia fondamentale e attivante nella filiera che unisce le fasi a monte della produzione al cliente finale, cioè noi. Si pensi al contributo che possono dare alla sostenibilità le strategie di gruppi come Carrefour nell'applicazione degli obiettivi ESG.  Resca ha ricordato che sempre più aziende hanno aderito alla campagna Siamo aperti al risparmio energetico promossa da Confimprese con il patrocinio del Comune di Milano e sostenuta dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. Oltre un terzo dei retailer, con una punta del 50% del settore abbigliamento-accessori, ha dichiarato che provvederà a una migliore gestione della chiusura delle porte per migliorare il risparmio energetico, mentre come seconda soluzione è indicata l’automatizzazione nella gestione degli impianti, soprattutto nella ristorazione.

Del resto, sono gli stessi consumatori a dichiararsi favorevoli alle porte chiuse dei negozi. Il 62,2% delle famiglie dichiara che mantenere le porte di ingresso di un negozio chiuse in orario di apertura non sia un fattore che rende meno attrattivo il negozio stesso, ma al contrario rappresenti un incentivo a fare acquisti. Solo il 10,6% ritiene invece che lo sia, in calo di 7 punti nell’ultimo anno. L’applicazione di misure di efficientamento energetico in negozio è l’aspetto più citato dai consumatori in ottica di rendere i punti di vendita maggiormente sostenibili (39,7%). (dati Innovation Team Cerved per Confimprese).

"Si tratta di un buon punto di partenza verso gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 – afferma Mario Resca, presidente Confimpreseil cui raggiungimento desta ancora molte preoccupazioni anche alla luce delle azioni adottate dall’amministrazione Trump che indicano un'inversione rispetto agli sforzi precedenti per ridurre le emissioni di gas serra e promuovere l’energia pulita, focalizzandosi invece sul rafforzamento delle industrie dei combustibili fossili e sulla riduzione degli impegni internazionali in materia ambientale. In realtà, la sostenibilità non è solo un obbligo strategico per il retail, ma ha anche un valore etico e sociale. In questo senso Confimprese ha intrapreso un percorso di inclusione lavorativa grazie agli accordi con UNHCR per l’accoglienza dei rifugiati e all’avvio di esperienze di collaborazione tra imprese, Casa di reclusione Milano-Bollate e San Patrignano".

Sul fronte sostenibilità energetica Confimprese ha appena siglato un protocollo d’intesa con Conclima – SGR Efficienza Energetica, per rendere disponibili ai 490 marchi commerciali rappresentati da Confimprese, il know how e le tecnologie di Gruppo SGR. I tre gruppi rappresentano nel loro insieme oltre 40 miliardi di fatturato.

Dalla ricerca Confimprese emerge un altro dato rilevante. È il comparto abbigliamento-accessori quello che spinge maggiormente l’acceleratore sulla sostenibilità ambientale, sociale e di governance. A cominciare dalla riduzione degli imballaggi (67%) alla riciclabilità del prodotto (50%), dall’impiego di materie prime seconde (50%) all’utilizzo di strumenti digitali per processi interni e/o per il pubblico (83%).

Torniamo alla ricerca Confimprese: abbigliamento-accessori è avanti anche in tema di inclusività con l’83% dei retailer che ritiene le politiche di assunzione con obiettivi di inclusività tra le iniziative più accreditate, mentre l’82% della ristorazione adotta politiche di inserimento di stranieri, rifugiati, collaborazione con associazioni e prevede di aumentare l’inclusività. Sorprende il dato molto basso, pari all’8%, relativo alle iniziative per le categorie protette nell’altro retail. Tra le priorità future, per gli intervistati la diversità e inclusione e la responsabilità sui prodotti, seguita dai diritti umani, sono i temi futuri più importanti riguardo la sostenibilità sociale.

Pronti ai rendiconti

Veniamo a un altro argomento chiave, la rendicontazione delle attività di sostenibilità. Circa il 60% delle aziende rendiconta le attività, la maggior parte attraverso il bilancio di sostenibilità redatto mediante l’utilizzo degli standard internazionali. Il 63% comunica attraverso il sito web e il 57% tramite i social media. Anche in questo caso il posto d’onore va ad abbigliamento-accessori che reputa la scelta di rendicontazione legata prettamente a ideali di sostenibilità oltre che al rispetto della normativa e al miglioramento del posizionamento di mercato.

Come ha ricordato Massimo Leonardo, Partner PwC, sintetizzando l'attuale evoluzione normativa a livello europeo, Il pacchetto Omnibus contiene diverse proposte che, se accolte, potrebbero cambiare i requisiti di rendicontazione. La nuova direttiva CSRD (Corporate sustainability reporting directive) prevede una riduzione degli obblighi per l'80% delle aziende e focus sulle imprese con impatto maggiore su persone e ambiente.

 

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