Gli effetti dell'emergenza coronavirus cominciano a farsi sentire anche sul settore immobiliare e dei centri commerciali in particolare. Simon Property Group, uno dei gruppi immobiliari più grandi al mondo, con circa 200 asset fra proprietà e gestione per un totale di 181,2 milioni di piedi quadrati (quasi 17 milioni di mq) ha deciso di chiudere tutte le sue destinazioni Retail (centri commerciali e outlet) in Usa sotto la spinta sempre più forte della sicurezza sanitaria. La chiusura vale fino al 29 marzo 2020 a far data da ieri, mercoledì, ed è frutto anche di accordi con le autorità e le amministrazioni locali, come nel caso del grandissimo King of Prussia, nella periferia di Philadelphia, imposto per ragioni di sicurezza dal governo cittadino in presenza del crescente rischio di contagi.
Questa notizia farà tremare il settore dei centri commerciali anche in Europa, che è già in subbuglio per l'esplosione della pandemia nei principali paesi dell'Unione, strategici per gli investitori e i promotori di centri commerciali e outlet center: Spagna, Francia, Germania, Olanda, per rimanere nella UE occidentale. E senza contare l'Italia, ovviamente, dove già i centri commerciali hanno chiuso i punti di vendita non alimentari.
Non sono ancora diffuse, negli Usa e in Europa, le analisi e le stime sugli impatti del coronavirus sull'industria dei centri commerciali, strutture il cui valore economico e di investimento si è basato, soprattutto negli ultimi dieci anni, sul "footfall", cioè sui passaggi e sul numero di visitatori, cifre strategiche per costruire i rating commerciali, cioè il livello di attrazione dei singoli centri.