La memoria, lo sappiamo, non è probabilmente la qualità principale degli italiani; a volte, però, ci sono immagini che permettono di fissare alcuni momenti. Pensiamo alla fotografia della giovane infermiera china sul tavolo in un reparto Covid: quell’immagine bene ha rappresentato il sacrificio e la dedizione degli operatori sanitari in un momento drammatico per il nostro Paese (impegno che non finiremo mai di ringraziare). Purtroppo non ci sono state immagini simili per l’impegno di un’altra categoria: quella dei/delle cassieri/e di iper/super/discount che tutti i giorni hanno lavorato, garantendo l’apertura di punti di vendita per offrire ai cittadini un servizio essenziale quale la possibilità di fare la spesa, mantenendo il ruolo di connettori sociali. Oggi la distribuzione alimentare si trova di fronte a un momento difficile, stretta tra aumento dell’inflazione- che porterà a una contrazione dei consumi- e crisi energetica con un’esplosione di tantissimi costi che metteranno a repentaglio i bilanci e il futuro stesso di tante piccole e grandi aziende del settore. Nonostante questo contesto, la categoria sembra non meritare l’attenzione delle istituzioni pur essendo una delle frontiere più calde della lotta all’inflazione. Non è forse questo il momento di interrogarsi su quali siano i motivi della debole rappresentanza del settore o le origini della cattiva stampa di cui gode ma credo non sia un Paese normale quello in cui si senta (e si ascolti) più il clacson dei tassisti -non me ne vogliano- o le lamentale dei balneari che la voce di un settore così importante per la nostra economia e società come quello della distribuzione.