L’utilizzo di un algoritmo può migliorare la selezione delle agenzie? La lenta ma progressiva introduzione di sistemi proprietari di chatbot in azienda per diverse funzioni, come il recruiting del personale, ma anche gli strumenti legati a LinkedIn, consente alcune riflessioni sulla possibilità di recruiting applicata ai fornitori. Se l’Associazione Direttori del Personale, sempre più sensibile a estendere logiche tipiche del marketing alla selezione dei candidati, si dice soddisfatta delle possibilità della tecnologia nel liberare i selezionatori dai compiti a minor valore aggiunto per dedicare tempo alla valutazione delle soft skill; anche per il reparto marketing la preselezione attraverso domande killer delle agenzie da selezionare potrebbe essere un’opportunità. Un primo caso è l’operazione Velux, azienda di materiale per l’edilizia: 300 agenzie hanno risposto al questionario lanciato su LinkedIn. Molti dei feedback di chi ha partecipato al percorso di selezione a step hanno mostrato apertura verso un metodo alternativo rispetto a quello classico delle gare. Tunnel ha ottenuto, non solo la vittoria, ma anche una maggiore consapevolezza sulla propria carta d’identità. “Le domande, in parte chiuse e in parte aperte, erano orientate a capire il nostro stile di organizzazione e i nostri valori per incrociarli con quelli dell’azienda -spiegano Federico Gualtieri e Luca Bergo di Tunnel-. È stata l’occasione di formalizzare quello che già sapevamo su di noi, ma che, nero su bianco, permette di rendere più solida una consapevolezza lasciata spesso all’intuizione. Molte domande di screening avevano l’obiettivo di capire la nostra conoscenza del brand e le caratteristiche di interfaccia con il cliente”. L’analisi dei dati ricevuti con i questionari è stata il punto di partenza della ricerca. La domanda è: come sono stati processati i dati? Quanto gli algoritmi aiutano esperienze del genere? Considerando il recruiting delle agenzie un processo di valore, si potrebbe pensare che bot o chatbot potrebbero rendere più efficace l’attivazione di partnership. “I chatbot sono strumenti che automatizzano processi -spiega Lucio Lamberti, professore associato di multichannel customer strategy presso il dipartimento di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano- nel momento in cui i criteri scelti per un processo di selezione di un fornitore sono formalizzati e proceduralizzabili, un computer può processare le proposte e valutarle, e la funzionalità di chatbot può abilitare un servizio automatico di interazione con il fornitore per rispondere a domande, raccogliere ulteriori informazioni ecc.”. Una parte della procedura di gara può essere essere affidata agli algoritmi sulla base di un problem setting. “Per esempio, è possibile affidare a un software la verifica dei requisiti di gara -continua Lamberti- nel caso in cui il principio di aggiudicazione sia un punteggio derivante da specifici parametri misurabili; in questo caso può valutare le proposte, se integrato con un chatbot può fare help desk, o richiedere ulteriori informazioni registrando le risposte degli interlocutori”.
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