Dovessimo credere a Jeroen Dijsselbloem, presidente dell' Eurogruppo, l'uscita dall'euro di Grecia e Spagna è pressoché certa e molto dolorosa come il riaggiustamento finanziario di Cipro. L'Italia seguirebbe di lì a poco. D'altra parte un Paese molto forte come la Finlandia sta pianificando, senza nasconderlo, l'abbandono (dall'alto) dalla moneta unica.
Un tempo, le nazioni rese deboli da costi di produzione maggiori di quelli esteri (spesso a causa di un'elevata tassazione) svalutavano la propria moneta. L'euro fu introdotto proprio per impedire le svalutazioni competitive all'interno del mercato unico. In breve, la UE impose di confrontare le reciproche produttività, e di diminuire, se necessario, solo i prezzi non competitivi.
Un cambio di valuta, improvviso per “sorprendere” i mercati ed evitare una corsa agli sportelli, avrebbe oggi conseguenze devastanti per le classi medie e i ceti più bassi. Da qui l'idea di monete parallele all'euro che salvino capra e cavoli. Ma che mondo è quello in cui circolano due valute?
Molte decine di contributi analitici e di simulazioni (di enti stranieri) ne valutano gli aspetti macroeconomici.
A me interessano invece le conseguenze per il nostro mondo commerciale. Superfluo dire che i “futuribili” ipotizzabili sono tantissimi. Ma partiamo dalle condizioni di base più condivise. Immaginiamo che la Banca d'Italia cominci, per disposizione del Governo, a stampare nuove lire (la cosiddetta M1) in base alle proprie riserve (oro, euro, dollari ecc.). Il cambio iniziale è 1:1. Il governo ordina che non si possano rifiutare i pagamenti in lire e le usa per retribuire i pubblici dipendenti e i servizi resi alle amministrazioni. Il Tesoro colloca titoli del debito pubblico in lire, con interessi fissati dal mercato internazionale.
Le famiglie devono gestire conti e pagamenti in due valute: compito sgradevole, ma non impossibile. Cambiano parte delle retribuzioni e dei risparmi e spendono il resto al supermercato che affigge prezzi in lire e gestisce due casse (come nel 2002). La complicazione nasce dal cambio non più fisso, ma variabile giorno per giorno. Lo scopo della moneta parallela è, infatti, proprio quello di consentire al Governo di indebitarsi in lire per fronteggiare la congiuntura, allargando o restringendo la spesa pubblica, mentre la Banca d'Italia controlla il tasso di inflazione. Se il governo esagera la lira si svaluta perché le famiglie la convertono in euro e viceversa.
Se Lira e Euro convivessero
nelle tasche degli italiani …
Esperti –
L’uso di un doppio regime monetario potrebbe funzionare in prospettiva di uscita dall’euro