Sciopero della Flaica-Cub il 23. Federdistribuzione: “Resteremo aperti”

sciopero federdistribuzione
A Milano è stato annunciato un presidio, a partire dalle 10.30, davanti al centro commerciale Merlata Bloom.

Tensione tra le parti sociali nella grande distribuzione. La Flaica-Cub ha annunciato uno sciopero di 24 ore per domani 23 dicembre. A Milano è stato annunciato un presidio, a partire dalle 10.30, davanti al centro commerciale Merlata Bloom. Il sindacato chiede aumenti salariali del 20% e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario da 38 a 30 ore settimanali. Inoltre che vengano eliminati gli appalti riportando all'interno delle aziende la manodopera, che non vengano toccati gli scatti di anzianità, le ferie e la 14esima mensilità e che sia cancellata la flessibilità organizzativa e bloccata ogni ipotesi di demansionamento dei dipendenti.

La replica di Federdistribuzione

Da segnalare la replica di Federdistribuzione, che sottolinea di “aver mantenuto un atteggiamento sempre aperto al dialogo nel corso del negoziato e che la decisione delle organizzazioni sindacali di indire uno sciopero non aiuta in questa fase a ridurre la complessità della trattativa”.

L’organizzazione datoriale fa sapere di essere in attesa di “poter riprendere al più presto la trattativa con la rappresentanza sindacale, proseguendo il confronto su tutti i temi oggetto di negoziazione, con particolare attenzione all’individuazione di incrementi salariali sostenibili, che tengano conto sia delle difficoltà dei lavoratori, in anni di inflazione crescente, sia della tenuta economica delle imprese in una congiuntura che resta complessa”.

Da qui l’auspicio di arrivare “nel più breve tempo possibile al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Distribuzione Moderna Organizzata.

La nota si conclude con la sottolineatura che, nel pieno rispetto del diritto di sciopero, “le imprese associate a Federdistribuzione sono impegnate a ridurre al massimo gli eventuali disagi ai propri clienti e a garantire l’operatività all’interno dei punti vendita”.

Una posizione che si aggiunge a quella di Confcommercio e Confesercenti, che nei giorni scorsi, "a fronte della disponibilità di riconoscere incrementi salariali in linea con l'inflazione, ma a condizioni di piena sostenibilità per le imprese", dai sindacati ci sarebbe stata "una totale indisponibilità ad affrontare un confronto a tutto tondo”.

Il rischio di tensioni

Sul tema è intervenuto – tra gli altri – il senior advisor Mario Sassi, con un post nel quale sottolinea che “un picchetto di protesta proprio davanti al nuovo centro commerciale di Milano non è cosa da poco. La sola minaccia è da bollino rosso. Il rischio che la protesta degeneri è molto alto – sottolinea l’esperto -. Non aver messo in conto la possibile degenerazione della situazione è uno dei tanti errori di chi ha costruito una trattativa inconcludente come quella che ha caratterizzato la vicenda del CCNL del commercio, della Dmo e delle cooperative”.

Secondo Sassi, l’obiettivo delle formazioni sindacali più estreme è impedire la chiusura del negoziato a condizioni equilibrate. “Atteggiamento speculare a chi, tra le imprese, pensa che, non avendo problemi in casa propria, si possa rimandare sine die qualsiasi conclusione del negoziato. Sono due facce della stessa medaglia”, aggiunge.

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