Sandro Boscaini: “Sbagliato accanirsi su vino e spirits”

Il presidente di Federvini boccia le misure del governo e le ordinanze regionali: “Misure che non c’entrano nulla con la limitazione dei contagi”

Sandro Boscaini, titolare di cantina Masi e presidente di Federvini, boccia il Dcpm e le ordinanze regionali che colpiscono un settore “in ripresa lentissima”. “Accanirsi su un settore come quello del vino e degli spirits non ha senso: che vantaggi può dare la limitazione dell’asporto?”.  Una presa di posizione che si unisce ad altre voci. Il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, si è espresso contro l’ordinanza della Lombardia che vieta dalle 18 le vendite dei vini in gdo. E contro il coprifuoco regionale imposto dalle 23 e gli spazi della media e grande distribuzione non alimentare chiusi nel weekend intervengono in una nota le imprese associate a Cncc, Confcommercio Lombardia, Confimprese, Federdistribuzione e Fipe: “Affossare il retail significa affossare l’economia del Paese”.

Sandro Boscaini, presidente di Federvini

Presidente, qual è la posizione di Federvini sul pacchetto di provvedimenti presi dal governo cui si aggiungono le restrizioni imposte dalle ordinanze regionali?

Crediamo che la situazione sanitaria sia davvero grave e occorre tenere i nervi saldi, ma serve andare all’obiettivo in maniera precisa e concreta. Non possiamo disperdere le forze in cose che non c’entrano nulla con la limitazione dei contagi. Accanirsi su un settore come quello del vino e degli spirits non ha senso. Che vantaggi può dare la limitazione dell’asporto? È un segno che non c’è una chiara visione su come fronteggiare questo momento tragico. E c’è una disparità di azioni e mancata coerenza tra misure statali e regionali. Sono restrizioni che biasimiamo in maniera assoluta: non hanno nulla a che vedere con la lotta al Covid. Sono misure che mettono in grave difficoltà sia il settore Horeca sia la vendita di vini e spirits.

Quali sono le previsioni del settore?

Non sono rosee. Gli studi che Federvini ha commissionato a Trade Lab, per analizzare come si riprende il settore dopo il lockdown, vedono una ripresa lentissima sia nei vini sia negli spirits. Nei primi nove mesi del 2020 eravamo a meno 30% di calo dei consumi fuori casa rispetto allo stesso periodo dell’anno. Mancando il canale Horeca, manca un settore che rappresenta il 25-30% del volume e il 45-50% del valore. C’è, bisogna dirlo, una buona tenuta della vendita allo scaffale e dell’online. A giugno le stime prospettive sul vino erano di un calo generale del settore dal 4 al 6% nel 2020, considerando sia i consumi interni sia le vendite all’estero.

Il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, ha definito “una follia” l’ordinanza della Lombardia che vieta dalle 18 la vendita del vino nei supermercati, oltre che nelle enoteche e in tutti gli esercizi commerciali e artigianali.  

Sono assolutamente d’accordo: è una follia. Non so come possano mettere in relazione un consumo prevalentemente domestico, che tiene la gente in casa, con il Covid.

I divieti spingono a favorire eCommerce e wine delivery, come ai tempi del lockdown. Sono formule destinate a diventare permanenti per il futuro?

Durante il lockdown una cosa positiva c’è stata: lo sdoganamento dell’e-commerce. Non era mai stato considerato fino ad allora un canale prioritario per il vino, perché questo vuole essere raccontato. L’ottima logistica e l’informazione hanno fatto sì che si trovasse vantaggiosa anche questa forma.

Che succede se salta anche Vinitaly 2021?

È un discorso serio e delicato per quello che rappresenta per la promozione del vino italiano: è la sua grande fiera mondiale. È un momento in cui nel mercato mondiale tutto si allea contro di noi, la Brexit, la spada di Damocle dei dazi americani, le tante altre difficoltà. Il nostro non è come il vino australiano: ha 600 denominazioni di origine con uve e metodi diversi. C’è assoluta necessità di promozione. Se perdiamo questa possibilità, ci perde tutto il nostro made in Italy.

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