Mentre l’Italia attende il via libera o lo stop da parte di Bruxelles al meccanismo del reverse charge previsto dalla legge di stabilità, Confindustria ricorre in Commissione europea, presentando una denuncia che sottolinea gli effetti distruttivi che l’introduzione dell’inversione contabile avrebbe sulle aziende italiane della Gdo e sulle realtà produttive in generale. Si conferma che il reverse charge colpisce in senso destabilizzante sia l’industria che la distribuzione, a partire da quegli 8 miliardi di euro di esposizione contabile in termini di liquidità, che l’introduzione delle nuove regole fiscali sull’Iva comporterebbe.
Il provvedimento, secondo l’Associazione degli industriali, impatta sull’assetto economico in termini ancora più marcati, considerato che il nostro Paese è noto per la tempistica lunga e dilatata con cui vengono effettuati i rimborsi dei crediti Iva. Le imprese con relativi piani di investimento, i fornitori della Gdo che non incasserebbero più l’Iva direttamente, dovendo chiederla a rimborso, così come i consumatori che ne subiranno gli effetti sulla fase finale della catena, saranno le principali vittime del reverse charge, denunciato da Confindustria insieme al cosiddetto split payment.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha risposto in sintesi difendendo la manovra e ribadendo il favore al riguardo da parte di Bruxelles.