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In Italia l'assetto strutturale ed economico della distribuzione moderna alimentare è caratterizzato da una configurazione intermedia tra concentrazione di stampo medio/alto e frammentazione tipologica e d'insegna, riflesso, quest'ultima, di una tradizione che rimanda al dominio (numerico e non di rado politico, secondo le zone) del commercio tradizionale.
La recessione e il calo dei consumi, anche nel settore alimentare, hanno riportato all'attenzione l'urgenza dei risultati economici, messi a dura a prova dalla crisi. Il problema per la distribuzione italiana in questo momento non è tanto mantenere le quote di mercato, ma continuare a crescere in modo remunerativo per tutti gli stakeholder coinvolti, dal personale agli azionisti. In base ai dati Nielsen di febbraio 2012, solo 9 gruppi su 20 registrano un aumento di fatturato a parità nell'anno progressivo 2012. Sul mese il numero di gruppi con trend positivi sale a 13, ma solo 8 con incrementi sopra il 2%. Gli incrementi riportati nel grafico riguardano il fatturato. Nielsen non fornisce i dati in volume, e quindi non si può valutare il fatturato effettivo: se il fatturato a valore (ossia le vendite) del primo gruppo distributivo italiano ha registrato a febbraio 2012 +8,6% in un contesto nel quale i consumi in volume non crescono (anzi sono calati), ciò può avvenire solo per tre ragioni, escludendo l'apertura di nuovi negozi:
1) la catena detiene una posizione nel complesso dominante (per es. Esselunga a Milano);
2) l'incremento si deve prettamente all'aumento del prezzo come recupero parziale o totale dei costi d'acquisto;
3) saldo più che positivo delle store brand che, avendo un prezzo al pubblico mediamente inferiore del 25-30% incrementano rotazioni (e quindi i volumi) e margini del distributori, pur riducendo il fatturato complessivo per categoria.
Nel caso di un gruppo come Conad, l'incremento registrato dalle store brand (+20% nel 2011) è quasi 4 volte superiore alla crescita delle vendite aggregate totali (+4,8% nel 2011). Considerando che in assortimento 1 prodotto su 4 è PL. Gruppi distributivi ai vertici della top ten italiana per fatturato hanno cominciato solo negli ultimi anni a uscire dai confini natii: Esselunga e Bennet sono le più inquiete, ma l'estrema concentrazione geografica riguarda gruppi un po' più fermi come Finiper e Pam. Lo sviluppo di Bennet fuori dai confini lombardi e in particolare dalle province di origine, il comasco, ha riguardato molto il Piemonte e la Liguria; Esselunga ha puntato su Toscana ed Emilia Romagna, con un occhio molto interessato alla Liguria. L'apertura di due Esselunga prevista a Roma sarà vissuta dagli addetti ai lavori come un evento straordinario nella storia della distribuzione, anche considerando la grande apertura della capitale in termini d'insegne e tipologie di vendita, rispetto alla città di Milano, storico feudo di Bernardo Caprotti.
Abbiamo detto concentrazione di stampo medio/alto: in 82 province su 110 dominano 5 gruppi distributivi: Conad, Coop, Selex, Auchan ed Esselunga. In effetti si può parlare di concentrazione. Ma se andiamo a vedere i singoli gruppi, il primo in classifica, Coop, è leader, cioè primo, in 26 province. Conad in 22, Selex in 15.
Nella classifica basata sulle quote di mercato dei primi 3 gruppi distributivi, emerge chiaramente il dominio di Conad, Coop e Selex. Conad e Coop figurano fra i primi tre rispettivamente in 56 e 49 province, seguiti da Selex (34). Coop è leader in 26 province italiane, Conad in 22. In altre parole, Coop e Conad, i primi due gruppi distributivi in Italia per fatturato aggregato e d'insegna, sono primi in non più di un quarto delle province italiane.
Nel novero dei primi dieci figurano 4 gruppi/insegne di quella che storicamente si definisce grande distribuzione: Auchan, Esselunga, Carrefour, Gruppo Pam, tutti nella classifica delle prime 12 imprese distributive italiane (si veda MARK UP, dicembre 2011, pagg. 50-51).
Ritornando all'assunto di partenza, se cioè esista o no una distribuzione nazionale, si può dire, dati Nielsen alla mano, che i gruppi con maggiori aspirazioni nazionali in termini di copertura e ponderate provinciali sono senza dubbio quelli che rimandano all'area storica della Da/Do (distribuzione associata/organizzata). Conad e Coop sono sine dubio gruppi decisamente nazionali rispetto ad Esselunga e Auchan o Carrefour.
Questo dato di fatto è strettamente correlato a un altro: ampiezza e capillarità della copertura territoriale rappresentano un valore aggiunto nei rapporti con l'industria, ma non sono di per sé decisive sulle performance commerciali ed economiche delle imprese. Esselunga, leader in 9 province e fra le prime tre in 24, è la prima impresa distributiva italiana (si veda ancora MARK UP, dicembre 2011, pagg. 50-51).
Ed è anche notoriamente la prima per vendite per punto di vendita e al mq. Dalla tabella in alto a sinistra, fra le province dove la quota aggregata dei primi 3 leader è più alta spiccano Firenze (84,5%), Modena (75,9%), Genova (73,3%), Terni (74,7%), Bologna (72,9%). Si noti che nelle prime 10 province per fatturato in soli due casi (Firenze e Bologna) la quota totale supera il 60%.
È invece molto più frequente il caso in cui le più alte percentuali di concentrazione si riscontrino in province non in testa alla classifica dei fatturati. ■
Alta concentrazione | ||
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Quote primi tre >70% - valori in % e mln di € | ||
Province | Ponderate prime 3 | Fatturato provincia |
Livorno | 86,4 | 700 |
Firenze | 84,5 | 2.109 |
Pistoia | 83,6 | 608 |
Reggio Emilia | 83,4 | 870 |
Ravenna | 83,3 | 710 |
Bolzano | 82,1 | 749 |
Rimini | 81,7 | 584 |
Siena | 79,8 | 508 |
Lucca | 76,8 | 838 |
Arezzo | 76,2 | 696 |
Modena | 75,9 | 1.381 |
Sondrio | 75,3 | 401 |
Trento | 74,7 | 1.059 |
Pisa | 74,3 | 851 |
Genova | 73,3 | 1.325 |
Prato | 73,1 | 489 |
La Spezia | 72,6 | 427 |
Grosseto | 72,5 | 437 |
Cuneo | 70,2 | 932 |
Fonte: Nielsen | ||
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I leader per presenza
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Fatturato per gruppo distributivo: andamento a parità
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Le prime 10 province per fatturato
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