Quella dei centri commerciali è “un’industria matura”, da rivitalizzare. Also sprach Massimo Moretti, nel quadro del convegno “Dove va lo shopping”, tenutosi a Milano il 3 maggio scorso, commentando i risultati della quarta edizione dell’analisi sui comportamenti dei consumatori realizzata da TradeLab e sponsorizzata Canali&C., con il patrocinio del Cncc, di cui è il Presidente (rieletto): svolgendo dense considerazioni circa l’inderogabile necessità di un cambio di paradigma, onde superare l’impostazione immobiliar-centrica e contemperare le mutevoli esigenze degli attori coinvolti, retailer in primis; in una chiave “più marketing oriented, a 360°”. Come dissentire? Attingiamo da tre Report di Mark Up d’antan (heri dicebamus): “Sappiamo che le strutture organizzate presentano per loro intrinseca natura un elevato grado di complessità. Né mancano oggettive condizioni di potenziale conflittualità, riconducibili agli aspetti dicotomici dell’interazione tra ‘animal spirits’ keynesiani di diversa estrazione e ispirazione. Tuttavia, i divaricati afflati miranti alla legittima tutela degli interessi particolari possono trovare un’organica sintesi mediante una coopetition ben temperata: consentendo di progredire non per contrapposizioni limitanti ma per integrazioni solidali. Trattasi di evitare i giochi a somma zero, in un’ottica win-win. (...) Non ce ne voglia Baudelaire, ma non sempre c’è bisogno di arrivare ‘au fond de l’inconnu pour trouver du nouveau’: talvolta basterebbe sollevare lo sguardo dal proprio ombelico ...” (Novembre 2010). “La sperimentalità della disciplina si associa infatti a un formidabile reticolo di strumenti di propagazione dalle potenzialità ancora largamente inesplorate. Ne discende che le competenze specialistiche non sono quantité négligeable, bensì l’architravedella pars construens: denegarlo significa esporsi al rischio di avere un grande avvenire dietro le spalle. Del resto, l’innovazione non è un pranzo di gala ed è inevitabile che i soggetti refrattari al cambiamento paghino uno scotto. C’è insomma un insopprimibile bisogno di discontinuità e far finta di esser sani non aiuta ...” (Ottobre 2011). “Innovare non è un’opzione facoltativa: e non basta lo psittacismo sloganistico per risultare credibili. Un’ultima avvertenza: sosteneva Ludwig Wittgenstein che ‘chi è soltanto in anticipo sul suo tempo, dal suo tempo sarà raggiunto’. Aggiungeremmo che chi non lo è, rischia invece di essere doppiato...” (Giugno 2012). È il mercato, bellezza! E non prende prigionieri.
Qui si fa la ri(e)voluzione: chi si ferma è perduto
Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 260)