Quale futuro per il vino?

Foto scattata da personale di Gdoweek/Mark Up
Calo dei consumi, nuove tendenze e abitudini mettono in discussione il ruolo centrale del vino, protagonista della tradizione italiana

Dove sta andando il mondo del vino? Se ne è parlato al convegno “Nuovi (inaspettati) consumatori italiani di vino e bevande”, che si è tenuto a Milano. Secondo i dati NIQ Italia, tra le bevande quelle analcoliche sostengono la crescita del comparto. Vino e bollicine rappresentano un quarto del giro d'affari totale che è pari a 12,9 miliardi con un trend in calo a ottobre 2024 rispetto allo stesso mese del 2023. A valore il comparto appare segmentato, con il vino sopra il 18% di peso ma in costante calo seguito dallo spumante attestato al 6%. “A volume”, spiega Eleonora Formisano, senior business development manager di NIQ Italia, “questo mercato produce 15.980 milioni di litri in crescita rispetto al 2023 con una segmentazione sbilanciata fortemente a favore dell’acqua minerale e con il vino poco sotto il 5%”. “Entrando più nello specifico delle vendite di vino e spumante” prosegue Eleonora Formisano, “i vini rossi e i frizzanti frenano mentre crescono dop, igp, bianchi e fermi. Tra le bollicine lo charmat secco guida la crescita con il 68% delle vendite a valore, seguito dal metodo classico, 17% di peso, e dagli altri tipi di spumante”. “Analizzando il prezzo medio”, sottolinea Formisano, “al vino manca il supporto della leva promozionale che, invece, sostiene gli spumanti, in particolare il metodo charmat”. Dai comportamenti di consumo, emerge che tra i consumi di vino e spumante “in casa” 21,4 milioni di famiglie in Italia (pari all’83% del totale) consumano in casa vino e spumante, ma il 38% (in crescita) preferisce il vino, il 55% consuma sia vino che spumante mentre il 6% consuma solo spumante.  La spesa media è di 137 euro all'anno (+8,1% verso ottobre ‘22), l'acquisto medio è di 36 litri anno (-2% verso ottobre ‘22) e la frequenza di acquisto è 21 volte all'anno (+3,3 volte rispetto a ottobre ‘22). Il 48% degli acquirenti di vino + spumante sviluppa il 59% della spesa totale della categoria e continua a crescere. Il reddito sembra incidere nell'acquisto e in generale, si registrano maggiori consumi di alcolici all’aumentare del reddito e dell’età. E i consumi di vino e spumante “fuori casa”? I consumatori si dividono in modo equilibrato tra chi ordina il vino e chi preferisce le bollicine, mentre quasi uno su tre apprezza entrambi. Si evidenzia l'importanza di un'offerta diversificata che soddisfi tutte le preferenze. Il 32% dei consumatori beve solo vino, il 29% sia vino che spumante e il 34% solo spumante. L'aperitivo è tra le occasioni principali di consumo per tutte le fasce d'età. Oltre i 55 anni prevale l'occasione del pasto. Tra i primi 10 cocktail consumati nell’Horeca, quattro contengono spumante, di cui tre sono spritz; l’hugo, in particolare, essendo molto popolare nella fascia 18-24 anni, offre l’opportunità di coinvolgere un segmento di età che registra una bassa affinità con la categoria vino. Sempre più determinante l’elemento social. Infatti, il 37% dei consumatori di cocktail afferma di scegliere spesso un drink in base a ciò che risulterà esteticamente gradevole sui social media, pari +15 pp rispetto a un consumatore medio. “Per il vino”, conclude Formisano, “servono strategie che permettano di consolidare lo zoccolo duro dei consumatori, sfruttare il legame cocktail vino e bollicine, espandere l’occasione di consumo in contesti di socializzazione e prepararsi a una domanda diversa che cerca innovazione di prodotto”.   “Osservando i consumi di alcolici nel mondo”, afferma Carlo Flamini, responsabile Osservatorio del vino di Unione Italiana Vini (Uiv), “possiamo dire che il settore del vino ha un problema. Infatti, cala il consumo di vino a vantaggio di altri prodotti, in particolare della birra e degli spirits. Una parabola discendente che non è di adesso ma che è iniziata ormai da qualche: oggi stiamo commentando un trend di lungo periodo e se togliessimo lo spumante dal totale delle analisi di mercato, le prospettive di consumo del vino sarebbero ancora più basse”. Le prospettive di consumo globale del vino, infatti, non sono rosee con una crescita degli spumanti almeno fino al 2027, un andamento meno positivo dei vini bianchi e rosati e un andamento sostanzialmente piatto per i vini rossi. Lo spumante oggi è intercettato anche perché è un ingrediente dei cocktail e quindi può essere consumato da solo o come base di altre bevande. I consumi mondiali a volume di alcolici nel retail mostrano una prevalenza della birra, con il 75% di peso, gli spirits e vino in seconda e terza posizione ma molto distanziati dal segmento più importante, rispettivamente al 10% e 11%.  Se consideriamo le vendite a valore, gli spirits superano di poco la birra, 40% vs 38%, mentre il vino si colloca in terza posizione al 17% di importanza. “Quello a cui stiamo assistendo oggi, soprattutto nelle fasce più giovani”, dice Carlo Flamini “è una rinuncia al vino per scegliere altro e le alternative non mancano. Un fattore interessante è che le abitudini di consumo una volta divergenti tra casa e fuori casa, oggi stanno convergendo, per cui fuori casa o a casa si cominciano a fare le stesse cose, quindi, il mondo sta andando verso questo tipo di consumo e il vino deve trovare la sua nuova connotazione”. Nei prossimi 20 anni, quasi 400 milioni di persone tra Europa, Nord America e Cina, entreranno nella fascia legale per bere alcolici. “Sono persone”, sottolinea Flamini, “che nascono nel contesto di oggi, dove il consumo non è più quello domestico tradizionale, quello per esempio del bicchiere di vino a tavola come è stato per la mia generazione e per quelle precedenti: è un contesto molto diverso. Nelle loro scelte, le giovani generazioni sono spinte anche da criteri di tipo etico, quali per esempio la sostenibilità, un valore che oggi è forse meglio comunicato dal mondo degli spirits che da quello del vino. Sempre più si consuma un alcolico anche in base al contesto in cui ci si trova o alla compagnia del momento. Inoltre, cresce l’elemento social dove è importante mostrare che si è capaci di preparare il cocktail “più fotogenico” da mostrare su Instagram, un cocktail che poi magari non beve nessuno”.

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