PwC: lungo la catena di distribuzione, un terzo degli sprechi alimentari

logistica Randstad Research
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Il 50% dei ceo del food&beverage vede debolezze nella supply chain. Fra le loro principali preoccupazioni, anche la tensione inflazionistica

Oggi, un amministratore delegato su due di aziende dell’industria del food&beverage vede delle debolezze nella propria supply chain, e uno su tre è convinto che la sua azienda non potrà essere economicamente sostenibile tra 10 anni. Tra le motivazioni, i crescenti rischi geopolitici, le tensioni economiche connesse all’inflazione e i cambiamenti climatici. È quanto emerge da '26st Global ceo Survey 2022', indagine PwC Italia lanciata a livello globale, a cui hanno preso parte 4.419 ceo (363 dei quali rappresentanti del consumer market), e centrata sulle recenti trasformazioni nel settore, sulla sua supply chain, e sfide da affrontare per ottimizzare completamente tutta la filiera.

Nel corso degli ultimi anni, molteplici fenomeni hanno impattato sul modo di fare impresa delle aziende del settore food e non solo. Tra le principali preoccupazioni vissute dagli imprenditori del settore, al primo posto troviamo le tensioni inflazionistiche, segnalate da più della metà del campione intervistato (53%) e presenti anche nelle indagini condotte sui consumatori. Per far fronte a questa minaccia –unita anche a una sempre più crescente volatilità macroeconomica (evidenziata dal 35% degli intervistati)– i ceo delle aziende stanno mettendo in campo diverse strategie, come la riduzione delle spese di gestione (92%), la ricerca di fornitori alternativi (88%), l'aumento dei prezzi di prodotti e servizi (85%) e il rallentamento generale degli investimenti (55%).

"Nel settore agroalimentare, sicuramente le aziende hanno in parte trasferito a valle i maggiori costi connessi all’elevata inflazione dei fattori produttivi -conferma Omar Cadamuro di PwC Italia-. A causa di ciò, a livello di mercato finale, stiamo assistendo a una polarizzazione dei consumi: da un lato i consumatori dei beni di lusso continuano ad acquistare in questa fascia e la domanda resta inelastica; dall’altro, abbiamo consumatori che di solito consumano prodotti di fascia media, che oggi si ritrovano costretti a scegliere dei sostitutivi di fascia inferiore...".

I processi aziendali, e di tutta la filiera, sono resi complicati dai conflitti geopolitici, segnalati dal 34% dei ceo: la crisi ucraina, infatti, ha segnato un record nel Food Price Index (un indice Fao globale che misura l’andamento mensile di alcune importanti commodity alimentari) con un picco a maggio 2022 del +58% rispetto al riferimento 2014-2016. Per affrontare queste difficoltà, la maggioranza dei vertici delle aziende (73%) ha deciso di riconfigurare le proprie supply chain, oltre a tentare di espandersi in nuovi mercati e consolidare gli attuali (59%) e diversificare l’offerta di prodotti e servizi (47%). Si evidenzia, inoltre, la tendenza a prevedere investimenti in cybersecurity e privacy dei dati (riportata dal 47% degli intervistati).

Il cambiamento climatico si conferma come un’altra delle grandi sfide da affrontare per gli imprenditori, come segnalano il 21% dei ceo del campione. L’agroalimentare in particolare, è oggi tra i principali settori che impattano l’ambiente: da segnalare è sicuramente il consumo d’acqua, poiché il 70% dei prelievi globali di acqua dolce viene utilizzato per uso agricolo.

Inoltre si stima che un terzo del cibo prodotto, equivalente a 1,3 miliardi di tonnellate, venga sprecato a causa di problematiche e inefficienze nella raccolta, trasformazione, distribuzione e vendita al dettaglio. Recuperare queste perdite può portare enormi benefici al comparto, sia in termini di riduzione di emissioni di gas serra e dell’uso del suolo sia in termini economici per le imprese.
Per lavorare su queste inefficienze, secondo PwC, sono molte le strade che possono essere intraprese, a partire dall’agricoltura di precisione, che permette di massimizzare la resa. PwC segnala anche alcune nuove tendenze di settore, che potrebbero avere tassi di crescita significativi nel prossimo decennio, quali l’agricoltura verticale o il plant-based food, a minor impatto ambientale e costo di produzione.

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