Plastiche biodegradabili, cauto ottimismo nelle previsioni 2024

Fatturato in calo per l’industria delle plastiche biodegradabili: nel 2023 è sceso a circa 828 milioni di euro, -29,1% rispetto all’anno precedente

Fatturato in calo, non lieve, per l’industria delle plastiche biodegradabili: nel 2023 è sceso a circa 828 milioni di euro, -29,1% rispetto all’anno precedente: a determinare questa flessione ha contribuito la forte diminuzione dei listini (materie prime, semilavorati e prodotti finiti).

Dopo un decennio di crescita costante, la contrazione nel largo consumo, l’illegalità e la concorrenza sleale hanno frenato per la prima volta l’industria delle bioplastiche in Italia -sottolinea Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche-. La nostra associazione da tempo denuncia il pericolo di questi aspetti distorsivi che stanno azzoppando la filiera italiana delle bioplastiche compostabili. Ribadiamo l’importanza degli strumenti messi in campo a tutela della legalità, come la piattaforma on-line realizzata da Assobioplastiche, con il supporto del Consorzio Biorepack, per la segnalazione di potenziali illeciti nel settore degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile e delle frazioni similari. Se vogliamo che questo settore riprenda a correre bisogna imprimere un cambio di marcia, a partire dalla politica e dalle scelte che farà l’esecutivo nei prossimi mesi”.

Un profilo del settore

In base ai dati di Plastic Consult, società indipendente che svolge studi e analisi di mercato nel settore delle materie plastiche, nel 2023 in Italia l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili è rappresentata da 288 aziende (+6,3% vs 2022) suddivise in produttori di chimica di base e intermedi (5), produttori e distributori di granuli (20), operatori di prima trasformazione (198), operatori di seconda trasformazione (65). La regione con il maggior numero di imprese è la Lombardia (44 aziende per 197 addetti dedicati), seguita dal Veneto (30 aziende e 300 addetti), e dall’Emilia Romagna con 24 aziende e 320 addetti. Per addetti dedicati si intendono le risorse che nelle aziende del comparto si occupano direttamente dei prodotti che entrano nella filiera delle plastiche compostabili: il numero di addetti così intesi è sostanzialmente stabile. Nel decennio c’è stato però un incremento a tre cifre (+133%) dai 1.280 del 2012 ai 2.980 nel 2023.   Gli addetti complessivi sono quasi tremila (2.980 per la precisione), 120.900 le tonnellate di manufatti compostabili prodotte per un fatturato complessivo di 828 milioni di euro. Nel 2023 i volumi complessivi dei manufatti prodotti (sia finiti, sia semilavorati) hanno registrato per la prima volta una contrazione scendendo a 120.900 tonnellate (-5,5% rispetto al 2022). Una situazione in linea con quanto avvenuto nelle termoplastiche convenzionali vergini, scese del 6%. Al risultato negativo, tuttavia, hanno contribuito in misura decisiva i cali del monouso e degli shopper.

Le aziende del comparto di prima trasformazione (poco meno di 200 nel 2023) che lavorano (anche in quota minimale) plastiche compostabili, realizzano (2022) un volume d’affari complessivo di circa 7,6 miliardi di euro, dando occupazione diretta a oltre 15.000 addetti.

Le maggiori difficoltà nel 2023 si sono registrate nel comparto monouso (calato di oltre il 20%), schiacciato tra la concorrenza sleale dello pseudo-riutilizzabile e dalle importazioni di manufatti compostabili dal Far East. Calo più contenuto per altre applicazioni (film alimentare, sacchetti per asporto merci e ultraleggeri). Positivo, invece, l’andamento per i prodotti legati alla raccolta dell’umido e i film per l’agricoltura.

Previsioni 2024

Le previsioni 2024 per l’industria delle bioplastiche in Italia sono ispirate a un cauto ottimismo. Previsto un miglioramento dei consumi finali e della spesa delle famiglie favorito dal calo dell’inflazione a livello nazionale (+0,9% in aprile 2024 rispetto al +6,2% di aprile 2023) e dall’attesissimo taglio dei tassi di interesse Bce, già in parte iniziato.

Occorre però arginare la competizione sleale da parte dei sacchetti illegali -conclude Bianconi- così come da parte delle stoviglie pseudo-riutilizzabili che hanno evidenti ricadute negative sull’attività produttiva nazionale. Gli effetti del nuovo Regolamento europeo imballaggi, che nella sua versione finale lascia ampio spazio per lo sviluppo del settore, saranno con tutta probabilità visibili soltanto nel medio termine. Le tendenze in atto nel 2024 indicano quindi una stabilità complessiva o, al meglio, solo un leggero recupero della produzione nazionale di manufatti compostabili”.

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