"Eco-illogiche, dannose e contradditorie". Le definisce così il presidente di Confagricoltura Bologna, Guglielmo Garagnani, le imposte sulla plastica e sulle bibite zuccherate contenute nella Legge di Bilancio 2020.
A inizio novembre aveva già messo in guardia il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri, a margine della conferenza stampa della Ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova, a proposito dei rischi circa le misure previste per il comparto agroalimentare all’interno della manovra. Ora è la volta di Confagricoltura Bologna, che fa il punto sui danni causati dall'imposizione delle nuove tasse inserite nel disegno di legge di Bilancio.
"Chiediamo al Governo - prosegue il presidente degli imprenditori agricoli - di rivedere tali misure. Sono incalcolabili i danni al tessuto produttivo e sociale bolognese, ai big dell’agroalimentare espressione della città come il gruppo lattiero-caseario Granarolo e lo zuccherificio Coprob - quest’ultimo è l’unico su scala nazionale a produrre ancora zucchero 100% italiano -, col rischio poi di vedere scomparire produzioni agricole storiche quali la barbabietola da zucchero che solo in provincia conta una superficie coltivata di 7.500 ettari. Peraltro, essere “contro” la plastic tax e la sugar tax non vuole dire scarsa attenzione all’ambiente e alla sicurezza alimentare. Tutt’altro. Invece si colpisce proprio chi ha imboccato da tempo la via della sostenibilità, a zero impatto ambientale, senza vincoli e balzelli imposti per legge."
Sotto attacco è l’agricoltura dell’intera regione, con le sue filiere di qualità: si stima un danno complessivo pari a 50 milioni di euro per l’agrifood dell’Emilia-Romagna oltre a inevitabili ricadute sull’occupazione. "Ma l’effetto delle due imposte potrebbe aprire scenari drammatici soprattutto per l’economia bolognese – avverte Garagnani. Per Granarolo, il malus di costi si aggira intorno 17,5 milioni di euro; per la Coprob - con due stabilimenti attivi a Minerbio (Bo) e Pontelongo (Pd), 7.000 aziende agricole conferenti e 30.000 ettari coltivati a bietole, di cui 20.000 in Emilia-Romagna e la restante parte in Veneto - il futuro potrebbe essere incerto, con il timore di dover dire addio all’unica fortezza dello zucchero italiano. Nel contesto di un mercato saccarifero in drastico calo, sarebbe più opportuno premiare le aziende italiane che utilizzano zucchero nostrano e favorire contratti di filiera basati su una maggiore equità e sostenibilità sociale."