Pet food, rallentano i prezzi al consumo, ma restano le tensioni sulla produzione

Immagini generate dall'Ai di Copilot
L'inflazione ha spinto al rialzo i prezzi al consumo dei prodotti di petfood ma il suo impatto è stato ancora peggiore sui produttori: pericolo di un'ondata di rincari per gli amici a quattro zampe?

Rallenta la crescita dei prezzi del pet food, quanto meno sullo scaffale, mentre restano elevate le tensioni per i produttori. È quanto rilevano numerose analisi prodotte nelle ultime settimane a livello internazionali e lo scenario ha una sua rilevanza anche alle nostre latitudini considerato che il mercato è fortemente globalizzato.

L'inflazione nella ciotola

Immagine generata dall'Ai di CopilotMentre l’indice dei prezzi al consumo statunitense ha ripreso ad accelerare, dopo mesi di rallentamento, l’inflazione degli alimenti per animali domestici in termini di aumenti su base annua continua a diminuire; nel marzo 2024 è arrivato all’1,8% rispetto al 3,5% dell’indice generale. Per altro, rilevano gli analisti di Petfoodindustry.com, i prezzi pagati dai consumatori sono più cari di oltre un quinto rispetto al 2021, prima cioè che partisse la forte ondata inflattiva. Se invece si guarda ai prezzi alla produzione, il rialzo supera il 30%, anche perché la corsa dei prezzi – pur se non al ritmo visto fino a qualche trimestre fa – sta proseguendo. Dunque, per il momento questi incrementi non sono stati trasferiti sullo scaffale, ma è difficile immaginare che questo approccio potrà essere mantenuto a lungo se la spesa a carico dei produttori dovesse continuare a crescere. Per questi ultimi, infatti, si tratterebbe di accettare un’ulteriore contrazione dei profitti dopo quella già registrata negli ultimi tempi.

Cibo per cani e gatti traina i prezzi

Una curiosità: l’impennata dei prezzi ha riguardato quasi esclusivamente il cibo per cani e gatti. Quanto agli altri animali domestici, l’incremento è stato limitato – in molti casi inferiori al tasso di inflazione generale, ma si tratta di una nicchia di mercato, quindi con un impatto limitato. A partire dalla metà del 2022 e per tutto il 2023, l’inflazione degli alimenti per animali domestici ha superato di gran lunga l’indice dei prezzi al consumo, nonché l’inflazione dell’intera categoria della cura degli animali domestici. Quest'anno – finora - racconta una storia diversa. Ad esempio, l’indice dei prezzi al consumo è salito al 3,5% su base annua a marzo rispetto al 3,2% di febbraio, mentre i prezzi di tutti i prodotti per la cura degli animali domestici sono cresciuti del 3,8% (sempre su base annua) a marzo rispetto al 3,5% di febbraio. Il principale motore dell'aumento della “petflazione” sembra essere la sottocategoria dei servizi veterinari, che a marzo ha registrato un’impennata nell’ordine del 9,6% rispetto al 7,9% di febbraio. Se invece il confronto viene fatto con marzo 2021, il surriscaldamento dei prezzi arriva al 28,7%, per arrivare al 39% nel confronto con marzo 2019.

Petflazione, prospettive per il futuro

Un aspetto che spesso viene ignorato è relativo al fatto che l’inflazione è cumulativa, per cui anche se rallenta il ritmo di crescita, quest’ultima si somma a quella già generata in passato. Detto del passato, gli analisti non si sbilanciano sul futuro, dato che – almeno negli Stati Uniti – le dinamiche salariali lasciano immaginare un’inflazione elevata ancora per diverso tempo. La situazione è un po’ migliore nell’Eurozona, tant’è che la Bce si prepara ad avviare l’allentamento monetario, ma anche da noi i tassi dovrebbero restare elevati, a dispetto delle previsioni elaborati fino a pochi mesi fa.

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