Perché non abbiamo scritto ipotesi, ricostruito fatti, ascoltato voci sul caso Conad? Eppure, quanti click avremmo guadagnato? Ma il nostro lavoro, quello di giornalisti, non è (o non dovrebbe essere) di sbattere il mostro in prima pagina.
Il giornalismo investigativo è una professione e, per fortuna, non basta una denuncia per condannare una persona.
Quindi, a chi si chiede perché non abbiamo scritto, ancora, nulla sull’affair Pugliese, Mincione, Conad, rispondo che non abbiamo gli elementi per scrivere qualcosa di serio e sensato. Vi abbiamo raccontato i fatti: Francesco Pugliese se ne è andato alla fine del suo mandato, gli addii non saranno stati calorosi, ma capita a prescindere. Non lavoriamo su un lato della storia e diamo sempre la possibilità ai nostri lettori di farsi una loro idea, dando voce a tutte le parti in causa.
Inoltre, ci piace pensare che Conad rimane in ottime mani, con Francesco Avanzini che porterà a termine molti dei progetti in itinere che continueranno a fare di Conad una realtà importante nel panorama della distribuzione moderna, una cooperativa fatta da imprenditori in salute e all’altezza delle sfide che li attendono. Affiancato da tutta la nuova generazione di manager, donne e uomini preparati, che progettano il presente e il futuro di quello che è il primo gruppo della gdo in Italia.
Buttare veleno sui vent’anni di Pugliese in Conad significa mettere un’ombra sul gruppo e, in parte, su tutta la distribuzione italiana, da sempre additata di spremere clienti e fornitori, poco ascoltata dalla politica e per nulla amata nei salotti che contano. Se Pugliese ha fatto degli errori verrà giudicato per questo dalle autorità competenti oppure verrà scagionato, ma il fango macchia e le macchie non si lavano via facilmente.
Noi non vogliamo essere parte di questo massacro: sappiamo che ci apprezzate anche per questo.
