Pastificio Garofalo: primo report di sostenibilità

Il Pastificio Garofalo ha reso pubblico il suo primo report di sostenibilità e ha individuato alcuni ambiti specifici in questo contesto

Un primo report era stato redatto nel 2019, rimasto come momento di "consapevolezza interna". Il nuovo report di sostenibiltà del Pastificio Garofalo è di fatto il primo ufficiale dell'azienda, redatto in collaborazione con Lifegate, in conformità ai Global Reporting Initiative Sustainability Reporting Standards definiti nel 2016 dal Global Reporting Initiative.

“Il nostro primo report di sostenibilità rappresenta una sfida per noi stessi: in virtù dei valori che dalle nostre origini ci contraddistinguono, ovvero la qualità, l’innovazione, la trasparenza, il rispetto delle diversità e la passione, abbiamo infatti voluto rispondere con gesti concreti alle richieste dei nostri consumatori, sempre più consapevoli e attenti a ciò che portano in tavola”, commenta Massimo Menna, amministratore delegato del Pastificio Garofalo.

Gli ambiti individuati

Prodotti sicuri e di qualità, selezionati con cura, scrupolo e attenzione, centralità delle persone e degli addetti, rispetto per l'ambiente sono i tre ambiti di sostenibilità più rilevanti per Garofalo e i suoi stakeholder.  A ciò si aggiunge anche tracciabilità e sicurezza alimentare valorizzate con attività di informazione e sensibilizzazione verso i propri consumatori con progetti specifici.
Per assicurare la qualità dei suoi prodotti, Garofalo nel 2020 si è dotata di una struttura di silos di stoccaggio situata in Puglia, che gli consentirà una migliore selezione di partite di
altissima qualità di grano italiano. Inoltre, la società predilige i migliori produttori italiani e vicini il più possibile allo stabilimento.

L'attenzione per le persone si concretizza attraverso scelte precise: al 31 dicembre 2020, i dipendenti di Pastificio Garofalo erano 215, in aumento del 6,4% rispetto al 2019, grazie al continuo sviluppo del business. Le donne impiegate in Garofalo sono 32, pari al 14,9% dell’organico (+33,3% rispetto al 2019), con ruoli anche importanti e decisionali nel
laboratorio e nella produzione, nonostante si tratti di settori storicamente a prevalenza maschile.

Infine, per ridurre i propri consumi energetici e per incrementare l’utilizzo di fonti di energia alternative e rinnovabili, le soluzioni sono varie: lo scorso anno, per esempio, lo stabilimento ha assorbito energia per 26.684.746 kWh, di cui circa il 71% è stata
autoprodotta tramite l’impianto di cogenerazione e l’1,1% prodotta tramite l’impianto
fotovoltaico. In programma anche progetti che riguardano l’installazione di un nuovo
impianto di trigenerazione e l’ampliamento del parco fotovoltaico. Inoltre, in termini di packaging, da quasi 15 anni il Pastificio Garofalo ha scelto per gli imballaggi secondari carta riciclata, ottenuta dal macero della raccolta differenziata delle aziende e dei cittadini del territorio campano, sottoposti a un’analisi del ciclo di vita (LCA) e certificati dal Forest Stewardship Council (FSC), associazione che identifica il legno
proveniente da foreste gestite in maniera responsabile. Per l’imballaggio primario, invece, la scelta è ricaduta sulla plastica, materiale ottimale per garantire e
preservare le caratteristiche chimico-fisiche della pasta. Nel frattempo, il pastificio si impegna a facilitare il percorso del consumatore finale al riciclo e di una gestione responsabile dei rifiuti.

Siamo consapevoli che quello che abbiamo fatto finora è solo l’inizio di un percorso di continuo sviluppo e miglioramento: raccogliamo questa sfida come un’opportunità, nella consapevolezza di poter contribuire, con le nostre semplici azioni quotidiane, alla costruzione di un futuro migliore per le generazioni che verranno”, conclude Menna.
Pasta Garofalo

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