Il 2017 è stato un anno molto positivo per il Formaggio Parmigiano Reggiano: la produzione è cresciuta complessivamente del 5,2% rispetto all’anno precedente, sono state realizzate oltre 3,65 milioni di forme (per un peso di circa 147 mila tonnellate), il livello più elevato nella storia del Parmigiano Reggiano. Il giro d’affari ha raggiunto i 2,2 miliardi di euro (1,915 miliardi di euro nel 2016) con l’Italia che rappresenta il 62% del mercato e una quota export del 38% (+3,9% rispetto all’anno precedente). La Francia è il primo mercato (con 9.800 tonnellate), seguita da Germania (9.460 tonnellate), Stati Uniti (9.075 tonnellate), Regno Unito (6.163 tonnellate) e Canada (2.380 tonnellate). Se Francia, Germania, Canada e Regno Unito corrono (rispettivamente +11,3%; + 3,2%; +8,1%; +6,6%), gli Stati Uniti frenano (-9,3%) a causa del rapporto euro/dollaro e della concorrenza dei prodotti similari. Al contrario, cresce il Canada che, grazie agli accordi CETA, conferma le previste opportunità di sviluppo. Il Parmigiano Reggiano sta vivendo un momento felice anche per quanto riguarda le quotazioni. Se nel 2016 il costo al kg era pari a 8,60 euro, nel 2017 la quotazione media si è attestata a 9,81 euro con un incremento del 14% (fonte: bollettini Borsa Comprensoriale Parma).
Per sviluppare la domanda in Italia e all’estero è stato previsto un investimento in comunicazione pari a 20 milioni di euro (12 in Italia e 8 all’estero): 7 milioni in più rispetto all’anno precedente. “Ci sono 3,5 milioni di famiglie fedeli al Parmigiano Reggiano, 3,9 milioni al Grana Padano e 14 milioni di famiglie che comprano indistintamente uno o l’altro -sottolinea Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano-. Per aumentare le vendite, abbiamo messo in campo azioni di riposizionamento della marca, rafforzando la comunicazione con l’obiettivo di far percepire al consumatore i plus che rendono il Parmigiano Reggiano DOP un formaggio unico al mondo. Un prodotto che si distingue dai competitor per la selezione degli ingredienti migliori e naturali, la completa assenza di conservanti e additivi, il rispetto della stessa ricetta da mille anni”. La strategia del Consorzio si basa, infatti, su quattro pilastri: distintività di prodotto, incremento dell’export, lotta alla contraffazione e sviluppo delle vendite dirette dei caseifici. Il primo, e il più importante, riguarda appunto la distintività di prodotto. Il secondo pilastro è quello dell’export: il Consorzio ha incrementato gli investimenti all’estero sia in ambito marketing che relazioni pubbliche, creando un network di uffici stampa presenti nei principali mercati di riferimento. L’export rappresenta una delle leve principali per sostenere l’incremento di produzione: il Consorzio si pone l’ambizioso obiettivo di crescere di 2/3 punti percentuali all’anno e di arrivare nel 2021 a quota 1,6 milioni di forme esportate. Il terzo è la lotta alla contraffazione che si traduce concretamente in una maggiore trasparenza che va a vantaggio del consumatore. Dal 2017, il Consorzio ha potenziato i programmi di sorveglianza delle ditte di grattugia e dei laboratori di porzionatura e sono state assunte ben 28 persone che sono andate a rafforzare la struttura di controllo, così da garantire al consumatore l’autenticità del prodotto. Quarto, il Consorzio sostiene e promuove le vendite dirette. I caseifici devono avere sempre più accesso al mercato senza mediazioni, non solo attraverso gli spacci aziendali, ma anche con le vendite online, i rapporti diretti con le piccole catene di supermercati e il canale horeca. L’obiettivo è quello di aumentare la quota di vendita diretta fino a raggiungere un terzo della produzione complessiva. “La visita, l’esperienza diretta nei caseifici -dice Bertinelli- vale di più di una campagna di comunicazione. Permette ai consumatori di respirare la vera aria di un caseificio, di capire veramente come nasce il Parmigiano Reggiano”. Nel 2017 l’iniziativa Caseifici Aperti, promossa dallo stesso Consorzio, ha coinvolto 18.000 visitatori e quest’anno si riparte il 28 e il 29 aprile. Il Consorzio, in collaborazione con alcuni tour operator, sta valutando la possibilità di trasformare alcune delle zone di produzione del Parmigiano in vere e proprie destinazioni turistiche. Sempre in merito all’artigianalità e alle distintività del Parmigiano Reggiano DOP emerge un altro dato interessante. Ben 137 caseifici su 335 hanno certificazioni aggiuntive alla DOP per rispondere alle diverse esigenze di mercato. Ci sono il Parmigiano Reggiano Biologico, quello di Vacca Bianca Modenese, di Vacca Rossa Reggiana, di Vacca Bruna, e ancora il Prodotto di Montagna, il Kosher, l’Halal e le lunghissime stagionature “da meditazione”. Oltre 360 mila forme che si collocano a prezzi al consumo stabilmente superiori alla media. “Il Parmigiano Reggiano”, conclude Bertinelli, “ha vissuto un anno record per produzione, quotazioni ed export. La sfida sarà quella di collocare il prodotto costruendo nuovi spazi di mercato. Per raggiungere i nostri obiettivi, chiediamo alla Politica un aiuto concreto, sia in Italia – dove servono sanzioni più rigide per chi non si attiene alle regole – sia all’estero, per combattere il fenomeno dell’italian sounding e per definire i dettagli degli accordi bilaterali in modo adeguato”.