Packaging e sostenibilità: un binomio oggetto di investimenti sempre più ingenti e sinergici lungo tutta la filiera del largo consumo. Un tema centrale dove, tuttavia, impera una certa confusione lato diciture, definizioni e percezione del consumatore, spesso scorretta rispetto a ciò che è il reale impatto di un materiale considerato il suo intero ciclo di vita e altri elementi non secondari quali sicurezza e tempo di conservazione garantito.
A fare il punto sul tema è stato il convegno "Next Normal, Next Packaging", sponsorizzato da Flo e NatureWorks in collaborazione con Mark Up e Gdoweek, che per l'occasione hanno divulgato anche i risultati della ricerca "Packaging biglietto da visita per il mondo della mdd: l’approccio della gdo italiana".
Partendo dalle basi essenziali: biodegradabilità, "compostabilità" e rinnovabilità sono tre concetti diversi e spesso confusi, legati non solo al materiale in sé, ma a condizioni ambientali e contestuali. Cosa significa, ad esempio, biodegradabile? La capacità di un materiale di essere scisso in date molecole semplici attraverso l'azione di microorganismi, che richiedono dunque la presenza di una situazione ben precisa. Questo, a differenza di quello che pensano molti consumatori, "non significa dunque lasciare il vasetto biodegradabile in giardino e aspettare che scompaia", spiega Paola Fabbri, professoressa associata (Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali) dell'Università di Bologna. Anche su tema del riciclo effettivo della plastica (solo Pet e polietilene possono esserne oggetto) oggi, a differenza di quello che lascerebbero intendere gli sforzi collettivi di differenziazione, siamo poco oltre il livello zero (2%). Le stesse bioplastiche principali sono di 3 tipi decisamente diversi tra loro, perché non è stata stabilita una definizione univoca in proposito. "Tra queste alcune vengono da fonti rinnovabili ma non sono biodegradabili, un aspetto che dipende dunque dalla struttura chimica e non dall'origine rinnovabile del materiale". La strada da fare è dunque tanta sia lato chiarezza normativa e informativa, sia lato processi. "Bisogna intervenire su tutti i passaggi della catena del valore, non solo sul trattamento a fine vita d'uso o sulla ricerca di materie prime alternative. Sono importanti anche tecnologie di processo e manifattura", ribadisce Fabbri.
Il problema delle microplastiche se si tratta di frammenti non durevoli ha una gravità ben inferiore. Caratteristiche molto diverse in base a tipo di #bioplastiche in questione. Le più virtuose sono sia biobased che biodegradabili
Prof Fabbri @unibo#NextPackaging pic.twitter.com/OAqlqflQLf
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In questo contesto i cittadini sembrano ben disposti a fare la loro parte, come confermano i dati Ispra sulla raccolta differenziata, e attori come il Consorzio Biorepack, parte di Conai, supportano la gestione razionalizzando, organizzando e incentivando il miglior fine vita possibile agli imballaggi. "Dobbiamo anche combattere la contraffazione che, ad esempio, secondo le stime coinvolge 1 sacchetto shopper su 5", sottolinea Gino Schiona, direttore generale Biorepack. Centrale anche il ruolo delle certificazioni e degli standard, come racconta Enrico Nieddu, direttore divisione packaging di Mérieux NutriSciences Italia, che aiuta le aziende a ridurre l'impatto ambientale dei prodotti, supportando l’adeguamento dei processi ai criteri di sostenibilità. "Ci sono, ad esempio, test da fare e accortezze da avere rispetto alla compostabilità del prodotto anche in base al Paese di destinazione", evidenzia Nieddu. Va da sé che, in questi casi, considerare tali fattori già in fase di sviluppo consenta di evitare successivi sprechi di risorse.
La #biodegradabilità necessita di standard comuni e condivisi#NextPackaging pic.twitter.com/t8dUiTQndJ
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"Diciture come 100% compostabile sul packaging non hanno senso. Una confezione o è compostabile o non lo è. Il nostro lavoro è anche spiegare queste cose", dichiara Mariagiovanna Vetere, direttrice affari istituzionali di NatureWorks, realtà che ha sviluppato il polimero Ingeo, completamente compostabile e flessibile a tanti tipi di trasformazioni innovative per settori diversi. "Ci sono prodotti dove il riciclo meccanico è più difficile. Il ruolo delle partnership con diversi attori è essenziale per migliorare questi aspetti", le fa eco Flavio Di Marcotullio, global industry manager di NatureWorks. Tra questi prodotti maggiormente sfidanti lato sostenibilità vi è quello delle capsule di caffè, dove il lavoro di ricerca e sviluppo è costante e porta a risultati innovativi come quello dell'azienda Flo e della sua nuova capsula compostabile per il caffè GeaCalix. "Non esiste il materiale buono o cattivo, esiste il materiale giusto per la corretta applicazione", ricorda Lorenzo Bassi, sales manager vending & coffee division Flo.
Fatto il lavoro a monte, arrivano il design e la veste grafica, che sono il touchpoint finale e tangibile in grado di valorizzare o vanificare tutti gli sforzi antecedenti, trasformando anche quello che può apparire come debolezza (il materiale inusuale e che non consente qualità di stampa ottimale) in capacità distintiva a scaffale grazie alla creatività (es. il ghiacciolo nella busta di carta riciclata dal design artigianale). "Il design del packaging consente di osare, sperimentare, mostrare con forza il cambiamento sostenibile del brand", conferma Sara Pallaro, creative director di FutureBrand: "Tra le tante possibilità quella di distinguersi a scaffale con veste inusuale, ingaggiare il consumatore con rewarding o cash back rispetto al corretto smaltimento del pack, ma anche migliorare il contenuto di servizio del prodotto. Fondamentale anche trasmettere tutte informazioni su materiali e riciclo con tone of voice rassicurante e positivo, non come imposizione, così come l'essere concisi, perché ciò che non aggiunge confonde". Tra gli esempi vincenti quello della bevanda Oatly (sotto).
Quello di #Oatly è un ottimo esempio di valorizzazione efficace del #packaging come medium per sostenibilità e attivismo. Linguaggio chiaro e coinvolgente, senza giri di parole. Ciò che non aggiunge confonde
Sara Pallaro @FutureBrandMi#NextPackaging #design pic.twitter.com/c3vSYGtrkA
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