Le vendite di Ovs realizzate attraverso il sito sono aumentate del 63%. La quota di mercato è passata da 8,1% a 8,4%, in assenza di un aumento di superfici di vendita

In un anno fortemente impattato dalla pandemia, il mercato dell'abbigliamento in Italia, escludendo l'eCommerce è calato del 36%. Le vendite realizzate da Ovs attraverso la propria rete di negozi sono diminuite del 27% a 1.018,5 milioni di euro con un andamento quindi fortemente migliorativo rispetto al mercato.

Le vendite realizzate attraverso il sito ovs.it nell’anno sono aumentate del 63%, il doppio rispetto alla crescita del canale di riferimento in Italia.

Tali andamenti si sono tradotti in un sensibile aumento di quota di mercato, che è passata da 8,1% a 8,4%, in assenza di un aumento di superfici di vendita.

L’esercizio si chiude con un ebitda rettificato di 72,9 milioni di euro e un risultato netto rettificato negativo per 4,8 milioni di euro, dopo ammortamenti ad aliquota piena nonostante il minor utilizzo di attrezzature e impianti.

Il risultato netto reported è positivo e pari a 35,1 milioni di euro, beneficiando di 95,1 milioni di euro di effetto positivo sulle imposte derivante dal riallineamento fiscale delle insegne Ovs e Upim.

Stefano Beraldo

"Si è concluso un anno che ha comportato condizioni eccezionalmente sfavorevoli per il nostro settore e per le imprese che vi operano -commenta Stefano Beraldo, ad di Ovs-. In questo contesto la nostra azienda ha saputo mostrare una grande capacità di resilienza a dimostrazione di un posizionamento, una determinazione e una visione strategica che rappresentano solide basi per una crescita futura".

Le nuove tendenze

Beraldo sottolinea nel commento alla sintesi economico-finanziaria, alcune importanti tendenze affermatesi già con il lockdown del 2020: la maggiore attenzione da parte dei consumatori verso i temi della sostenibilità e dell’economia circolare; la crescita dei canali di vendita digitali; l'interesse verso capi di abbigliamento per un utilizzo domestico e/o sportivo/informale, a discapito di abiti da ufficio o da cerimonia, e il passaggio da un approccio alla moda fast, finalizzato a cambiare spesso abiti, a favore di una maggiore attenzione alla qualità e durata del proprio guardaroba.

A proposito della sostenibilità, Beraldo precisa che Ovs è una delle insegne più credibili in questo campo grazie alla "attenzione data alle fibre naturali, come il cotone certificato biologico o Better Cotton Initiative che oramai caratterizza l’85% della nostra offerta (con l’obiettivo di raggiungere il 100% nel 2021), al denim a basso consumo d’acqua, e alle molte altre conquiste raggiunte in termini di sostenibilità, unitamente al nostro posizionamento rivolto alle famiglie"

Nell'ambito del digitale, la strategia di OVS piattaforma, caratterizzata dall’introduzione di nuovi brand, soprattutto icone internazionali (international icons) o nuove scoperte (unexpected discoveries), che saranno sempre più presenti nel sito, e a volte nei negozi, comunque sinergici rispetto al posizionamento. "A due sole settimane dall’introduzione di Gap nel nostro sito -precisa Beraldo- le prime indicazioni risultano molto promettenti, tanto in termini di incremento di traffico che di vendite online".

Quota di mercato in crescita nel 2020

La quota di mercato nel 2020 è passata da 8,1% a 8,4%, superiore a quella realizzata negli scorsi anni, pur in assenza di incremento delle superfici, ma anzi con una riduzione di negozi a gestione diretta in Italia pari a 9 unità. Risultati soddisfacenti, tenuto conto delle condizioni avverse sul piano commerciale nel 2020.

Rete fisica

Le vendite della rete fisica sono calate di 9 punti percentuali in meno rispetto al canale di riferimento. Quelle di Ovs.it sono cresciute del 63%, come anticipato circa il doppio rispetto al mercato.
"Con 72,9 milioni di ebitda -aggiunge Beraldo- siamo riusciti a realizzare gli obiettivi ridefiniti alla luce del primo lockdown, seppur affrontando un quarto trimestre caratterizzato da ulteriori, inattese, gravi restrizioni, quali soprattutto la chiusura dei centri commerciali durante i fine settimana e circa un 30% di ore di apertura perdute rispetto al medesimo trimestre dell’anno precedente. Nonostante le inattese restrizioni, il quarto trimestre ha contribuito con 32,8 milioni di ebitda. Nel complesso questi risultati sono stati conseguiti attraverso immediate ed efficaci azioni di contenimento costi, rese possibili, specie rispetto alla voce affitti, anche grazie alla solidità e credibilità della nostra azienda".

Nei periodi non caratterizzati da chiusure dei negozi, pur in un clima generale di cautela dei consumatori e di limitazioni negli spostamenti, le vendite realizzate sono state pari o superiori a quelle dell’anno precedente. E questo induce all'ottimismo sulle prospettive di medio periodo.

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