Ortofrutta comparto fondamentale per l’Italia, che risulta leader europea per quanto riguarda il valore della produzione, pari a 12,8 miliardi di euro, corrispondenti a più di 1 milione di ettari coltivati da 491mila aziende. Questi alcuni dati del primo rapporto NomismaUnaproa sulla Competitività del Settore Ortofrutticolo Nazionale, che evidenzia tuttavia anche ambiti di necessaria implementazione.
Calati innanzitutto i consumi interni, in flessione del 15% tra il 2007 e il 2013, nonché il livello di consumo pro capite, che nel 2014 si arresta a 360 grammi giornalieri, mentre nel 2000 superava i 400.
Per quanto riguarda invece l’export, l’Italia conferma un ruolo di primo piano con esportazioni 2014 pari a 7,4 miliardi di euro, rappresentanti il 21,8% di quelle agroalimentari complessive e derivanti per il 41% da prodotti trasformati. Da un confronto a livello mondiale, tuttavia, si registra una quota di mercato in calo dal 5,4% al 3,8% nell’ultimo biennio, con primato netto della Spagna (10,3%), che mostra l’insufficiente spinta competitiva italiana.
Tali segnali, influenzati in parte da circostanze specifiche quali l’embargo russo, richiedono dunque iniziative per il rilancio del comparto e si associano inoltre a problematiche più strutturali, come il costo del lavoro in agricoltura, pari a 13,7 euro l’ora contro i 9,4 euro della Spagna. Fattori critici anche la presenza di strutture aziendali di piccole dimensioni, rispetto alla media Ue, nonché il tasso di organizzazione della produzione ortofrutticola in Organizzazioni dei Produttori, che con una percentuale del 47% risulta inferiore soprattutto all’area continentale (Paesi Bassi 95%, Belgio 86%).
Un ostacolo allo sviluppo e alla crescita del settore arriva infine dal fronte burocratico e dai nostri limiti nazionali, diversi da quelli di altri Paesi, sull’utilizzo di prodotti e procedure in ambito di difesa fitosanitaria.
“Migliorare il livello di organizzazione del settore può determinare benefici su diversi fronti. Vi è un’urgenza particolare nel contesto attuale, in cui il posizionamento dell’Italia sui mercati internazionali è compromesso da altri Paesi più organizzati di noi e che presentano minori criticità sul versante del sistema Paese”, ha sottolineato Denis Pantini, Direttore Area Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma.