Il 91% dei consumatori acquista principalmente olio extravergine di oliva, il 64% lo utilizza a tutti i pasti, principalmente a crudo, e l’81% legge l’etichetta. Sono alcune delle evidenze dello studio “Olio d’oliva, quando la scienza è da servire a tavola”, volto a promuovere la consapevolezza dell’importanza di una corretta assunzione dell’olio di oliva in termini di benefici dal punto di vista alimentare. Lo studio, promosso dall’Istituto nutrizionale Carapelli fondazione ets, ha rilevato come il 74% del campione considera l’olio evo un prodotto salutare, il 56% addirittura crede che protegga dalle malattie. La ricerca ha preso in considerazione un campione di 1000 persone, intervistate in Italia, di tutte le età e provenienze. Eppure, quell’etichetta letta da 8 consumatori su 10, pare che non riesca a comunicare appieno il valore di un alimento che, dalle evidenze della ricerca, è ricchissimo di proprietà benefiche. Lo testimoniano consumi in calo, specie tra i più giovani, i quali, sono quelli che meno percepiscono però la capacità dell’olio come alimento salutare.
Olio evo: un’indigestione di informazioni non aiuta a capire
“Oggi ci sono troppe informazioni -dice il prof. Michele Carrubba, presidente del comitato scientifico dell’Istituto nutrizionale Carapelli fondazione ets-, la gente non sa dove apprendere quelle giuste. Una comunicazione drogata da logiche economiche spinge a consumare cibi che non è detto siano salutari. La scienza ha dimostrato che l’assunzione di due cucchiai d’olio d’oliva la giorno riducono la mortalità del 20%”. “Bisogna partire dall’educazione dei bambini per cambiare le abitudini di dieta”.
Scegliere l’olio più salutare
Un contributo fondamentale al benessere può quindi venire da un prodotto tipico della tradizione italiana, dunque. Ma come capiamo da quale tipo di olio possiamo trarre il massimo beneficio? “Note piccanti e amare significano un contenuto benefico di polifenoli -dice il prof. Maurizio Servili, membro del comitato scientifico di Istituto nutrizionale Carapelli fondazione ets, Università degli studi di Perugia-. In Puglia c’è la maggior concentrazione di fenoli nelle olive, nella varietà della coratina. Grazie alla tecnologia le olive coltivate ora sono più ricche di fenoli di quelle coltivate in passato, siamo fortunati da questo punto di vista”. Informazioni che sarebbero facili da comunicare a un consumatore che si dichiara attento all’etichetta, oltre che già consapevole delle proprietà benefiche dell’olio evo. “Il problema della comunicazione è assolutamente importante -spiega ancor Servili-, abbiamo un tesoro ma non siamo in grado di spiegarlo”.
Salutismo, un trend scivoloso per l’olio evo
Degno di nota l’interessamento del mondo dell’industria e della distribuzione per il salutismo, un trend che può aiutare a spingere i consumi di olio? “Dobbiamo cercare di non confondere alimenti con farmaci -chiarisce il prof. Francesco Visioli, dell’Università degli studi di Padova e membro del comitato scientifico dell’Istituto nutrizionale Carapelli fondazione ets-, quindi gli alimenti ci aiutano ad avere una vita migliore, ad ammalarci meno, ad essere più longevi, più in salute. Sottolineare gli aspetti salutistici di alcuni alimenti è utilissimo”.
Olio e vino, due mondi affini?
Si paragona spesso il mondo dell’olio a quello del vino, prodotti con caratteristiche di consumo diverse. Ma: “Ci sono molti paralleli fra vino e olio -spiega Visioli-: sono tutti e due ottenuti da un frutto. Ci sono molti paralleli, soprattutto per quanto riguarda i profumi e i sapori di questi due prodotti. Sì, bisogna confrontare olio e vino, ma sarebbe più corretto confrontare olio d'oliva anche con altri tipi di grasso”.