Di recente ha avuto molta enfasi la notizia di un’eccezionale raccolta fondi con il crowdfunding tramite la piattaforma Kickstarter. Il prodotto “Travel Jacket”, non particolarmente innovativo e/o tecnologico ma solo “creativo” e “forse” utile, è riuscito a ricevere 9 milioni di dollari a fronte di una richiesta di 20.000: ciò testimonia la rilevante potenzialità del fenomeno crowdfunding che può offrire (come dimostrano le numerose esperienze internazionali) grandi opportunità che il crowdfunding a start up imprenditoriali e non solo.
In un recente rapporto pubblicato da Massolution (società di ricerca operante nel settore in analisi), si legge che le 1.250 piattaforme di raccolta fondi (CrowdFunding Platforms, C.F.P.) attive in tutto il mondo hanno raccolto 16,2 miliardi di dollari nel 2014, registrando un incremento del 167% rispetto al 2013.
In questo mercato, il Nord America riveste il ruolo di leader; l’Europa ha una quota del 20% che, secondo stime di Massolution, si ridurrà a vantaggio dell’Asia. Nel 2015 si stimano flussi di raccolta pari a 34 miliardi di dollari, con una crescita superiore al 100%.
Ma cosa si finanzia tramite crowdfunding? L’ambito più attrattivo è il business (con circa il 41% di raccolta), seguono poi: iniziative sociali, arte e intrattenimento, immobili, musica.
L’Italia in questo scenario ha ancora un ruolo assai marginale, principalmente per via della sua recente manifestazione (le prime piattaforme, nel nostro Paese, risalgono al 2011) e dei numerosi vincoli normativi posti nell’equity crowdfunding che, benché necessari, frenano il potenziale di crescita del fenomeno.
Secondo dati del 2014, le piattaforme italiane sono circa 50, operanti nei tradizionali settori del crowdfunding, ovvero: reward based, donation based, lending based, equity based. L’esperienza italiana è ancora modesta, tuttavia, analizzando le iniziative di successo ed il fervore attorno al tema, è possibile intravedere interessanti possibilità di sviluppo del fenomeno.
Gli ingredienti per il successo di un’iniziativa, soprattutto di tipo business, sono: notorietà della piattaforma, creatività dell’idea, efficiente strategia di web communication, solida ed innovativa base manageriale del progetto.
Quest’ultimo, infatti, deve essere redatto nel rispetto dei principi fondamentali della scienza manageriale; il business plan dovrà, quindi, contenere le informazioni utili all’investitore per valutare le potenzialità dell’iniziativa. In particolare, si rende necessario esporre, ai finanziatori in equity, i flussi finanziari prospettici, correlandoli all’andamento del ciclo economico rispetto ad un predeterminato arco temporale.
Proprio quest’ultimo elemento costituisce una condizione di differenza dai business plan indirizzati verso altre formule; il tempo, infatti, nelle iniziative di equity crowdfunding riveste un ruolo ancor più rilevante rispetto ai tradizionali ambiti di operatività. La ragione può ricercarsi nella possibilità di raffronto che il potenziale investitore ha nei casi di specie; sulle varie piattaforme, infatti, è possibile confrontare: tasso di rischio, rendimenti attesi e tempi di ritorno del capitale investito.
Posto che la finalità preminente è convincere a finanziare il progetto, risulta fondamentale far emergere in modo chiaro ed intuitivo tutti i predetti elementi centrali del business plan (rischio, rendimento, tempo). Oltre alle tradizionali necessità esplicative (proprie di ogni progetto d’impresa), occorre considerare che il potenziale investitore non sempre è un operatore professionale – con specifiche competenze in materia- ma può anche essere rappresentato da un “web user” interessato a valutare nuove formule d’investimento. Per tale ragione (e, per la conseguente finalità di ampliare quanto più possibile il bacino di investitori), diventa fondamentale impiegare modalità esplicative del business plan che, pur rispettando i tradizionali canoni dei principi di management, riescano ad essere anch’esse originali, creative, attrattive.
Insomma, si tratta di riuscire a rendere accattivante ciò che può considerarsi “materia arida” dai non addetti ai lavori. Si rende cioè necessario adottare una strategia di marketing da implementare in seno al business plan: non è solo l’idea imprenditoriale a dover essere originale, dovrà esserlo anche il suo piano manageriale.
Come dire: Per ottenere una raccolta fondi di successo tramite crowdfunding, occorre sì una buona idea, ma anche un’ottima comunicazione manageriale!