Non siamo all’anno zero, ma c’è da fare

Questa la visione del presidente dell'Antitrust sullo stato dela concorrenza in Italia e sulle nuove sfide da affrontare (da Mark Up n. 253)

Il punto sulla concorrenza con  Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Quali  sono  i  motivi  che  bloccano  la  concorrenza nel nostro Paese?
In  materia  di  concorrenza,  l’Italia  non  è un Paese all’anno zero. In questi anni, c’è stata una progressiva apertura in diversi settori come quello energetico e del trasporto aereo. La strada da percorrere è ancora lunga: sussistono diverse regole  che  impediscono  la  concorrenza e l’innovazione, regole poste a tutela di rendite e posizioni di gruppi di interesse che frenano l’iniziativa economica di alcune categorie, favorendone altre. Parlo anche di quei comportamenti anticoncorrenziali, da noi prontamente sanzionati, ad opera di imprese che, in alcune gare pubbliche di appalto, abusano, attraverso la realizzazione di intese, del proprio potere di mercato.

Cosa intende quando parla di capitalismo di relazione?
È un capitalismo che non si misura sui meriti, ma fa affidamento sulle relazioni personali per ottenere la sterilizzazione della concorrenza o, in alcuni casi, viene impiegato al fine di ottenere misure di favore da parte del legislatore pubblico. Il capitalismo di relazione non produce  una  diminuzione  dei  prezzi,  ma,  al contrario, crea rendite di posizione.

Un  esempio?
I CdA delle banche italiane, fino a qualche tempo fa, venivano presiedute sempre  dalle  stesse  persone.  Oggi,  questo  fenomeno è più limitato anche grazie al contributo dell’Autorità che rappresento. Il problema non è solo italiano. Anche negli Usa si discute molto di crony capitalism, cioè quello in cui il successo dipende da strette relazioni a scapito del merito, della libertà di impresa e della concorrenza. Per evitare queste situazioni,  ci  stiamo  impegnando  per  combattere le rendite di posizione.

Uno dei temi più caldi del momento è quello dell’ingresso del capitale nelle farmacie. Cosa ne pensa?
Siamo favorevoli alla creazione di operatori con dimensioni maggiori: così si potranno creare economie di scala, efficienze e riduzione dei prezzi a favore del  consumatore,  il  cui  benessere  è  la  stella polare dell’operato dell’Autorità. Il “troppo grande” è pericoloso, ma anche il “troppo piccolo” può essere fonte di inefficienze, talvolta gravi. Nell’ambito delle farmacie, bisogna realizzare forme di aggregazione mirando sempre al raggiungimento di un equilibrio efficiente.

Non teme che, nel lungo periodo, si creino oligopoli?
Compito  dell’Antitrust  è  seguire  una  linea  equilibrata  che  favorisca  il dinamismo dell’economia e che, allo stesso tempo, eviti che poteri di mercato eccessivi blocchino la concorrenza. L’ingresso dei capitali in alcuni mercati è fondamentale, perché attraverso questi ultimi si può investire in innovazione, stando sempre attenti a scongiurare la nascita di cartelli e concentrazioni.

Perchè è importante l’eCommerce?
Lo è per le piccole e medie imprese che altrimenti  non  avrebbero  la  possibilità  di presentarsi sui mercati globali. Pensiamo al ruolo di piattaforme come Booking o Expedia. Anche la Commissione Europea ritiene questo aspetto un fattore  di  crescita.  Il  punto  cruciale  è  un  altro: trattandosi di nuove fonti di consumo, è necessario scoprirne le insidie. Il  profitto  si  può  ottenere  attraverso  il  merito, ma anche raggiungere in modo fraudolento. Questo vale ancor di più in un mercato poco noto come il digitale.

Come  avete  agito  per  bloccare  queste insidie?
Nel corso del 2015 e nei primi mesi del 2016, abbiamo oscurato siti che vendevano  prodotti  contraffatti  e  ne  abbiamo  sanzionato  altri  che  consegnavano  la merce in ritardo o davano informazioni scorrette. Siamo intervenuti nei confronti delle grandi piattaforme del commercio online per assicurare che gli obblighi di informazione fossero corretti, per tutelare il consumatore.

In  Parlamento  c’è  una  proposta  di  legge  sulla  sharing  economy.  Tempi  maturi per una regolamentazione?
Sì. A mio avviso, è opportuno disciplinare l’attività delle piattaforme che consentono di gestire rapporti sia profit sia non profit per scambi di casa, affitti privati, taxi privati, car sharing e quant’altro. Bisogna puntare su una regolazione leggera, che protegga il processo di innovazione  e  mantenga  il  mercato  aperto per i potenziali innovatori, scongiurando il rischio di regolazioni coercitive, inadeguate e controproducenti.

Esistono  giganti  del  web  che  hanno  problemi sia con gli Stati nazionali sia con la Commissione europea. Qual è la posizione dell’Antitrust?
Prestiamo  attenzione  all’economia  digitale perché può essere un formidabile propellente  per  l’innovazione  anche  se, di solito, questo comparto economico tende a creare concentrazioni di potere.  Ecco  perché  bisogna  monitorare  eventuali  abusi.  Crediamo  che  il  ruolo dell’Antitrust -uno dei primi impegni della mia presidenza- si debba svolgere anche a livello europeo: molti fenomeni economici trascendono i confini nazionali  e  questo  richiede  una  collaborazione rafforzata con la Commissione europea  e  gli  altri  Stati.  Collaborazione che si svolge all’interno del network europeo delle Autorità di Concorrenza, esempio di Europa che funziona.

L’Antitrust ha di recente sanzionato un leader della gdo. Cosa è successo?
Di  recente  è  stata  introdotta  una  norma nuova che mira ad evitare abusi nella  filiera  agroalimentare  per  impedire  che il soggetto economicamente più forte imponga condizioni contrattuali inique a quello più debole. Nello specifico, si trattava di un produttore di pere, che  godeva  di  un  rapporto  contrattuale da molti anni con Coop e che si è visto  cambiare  le  condizioni  contrattuali con la centrale di acquisto, condizioni che improvvisamente gli imponevano sconti ingenti, non previsti dal contratto, e una riduzione della quantità di prodotto  acquistato.  Il  produttore,  che  aveva  calibrato  la  sua  impresa  per  essere  funzionale  alla  domanda  di  un  unico  acquirente,  si  è  trovato  in  una  situazione economica difficoltosa. Per tali comportamenti ed evitare abusi, abbiamo sanzionato Coop. Su questo settore, l’attenzione è alta e abbiamo altri procedimenti all’esame.

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