Next Generation EU: il piano di ripresa della Commissione europea da 750 miliardi

I presidenti della Commissione europea (Ursula von der Leyen) e del Parlamento europeo (David Sassoli) nell'emiciclo dell'Aula del Parlamento europeo a Bruxelles. © Commissione europea
500 miliardi a fondo perduto uniti a 250 sotto forma di prestiti costituiscono i numeri del piano per la ripresa presentato oggi dalla Commissione europea

Il pacchetto per la ripresa dalla crisi da Covid-19, fin ora chiamato Recovery Fund, è stato ribattezzato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con il nome di “Next Generation EU” e presentato oggi al Parlamento europeo riunito in sessione straordinaria a Bruxelles.

Si tratta di un piano molto atteso e altrettanto discusso in tutti i paesi membri con posizioni contrastanti, che rendono la discussione al prossimo Consiglio europeo (18-19 giugno 2020) dirimente per la sua messa in pratica (Angela Merkel ha dichiarato che un accordo - per cui serve l'unanimità - non sarà probabilmente possibile prima della fine dell'anno). È bene esplicitare che si è ancora in una fase di proposta e negoziazione e che tutto può ancora essere soggetto a modifiche o stravolgimenti di sorta.

Tuttavia, partendo dal presupposto che, secondo le stime delle stesse istituzioni europee, escluse le risorse necessarie per la fase dell’emergenza stessa, nella fase di recovery bisognerebbe, tra investimenti pubblici e privati, colmare un divario complessivo​​ di almeno 1,5 trilioni di euro per riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia, è ora inderogabilmente arrivato il momento di mettere in campo azioni energiche per instradare l’UE verso una ripresa sostenibile e resiliente.

Nel suo discorso di presentazione, la presidente von der Leyen ha parlato di un “nuovo patto generazionale” che, dal punto di vista economico, andrà a fare leva su tutto il potenziale del bilancio europeo e troverà i suoi fondamenti in tre pilastri:

  1. Sostegno agli Stati membri per investimenti e riforme (È previsto, ad esempio, un potenziamento dell’iniziativa REACT-UE, del Fondo per una transizione giusta e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, ecc.)
  2. Rilancio dell'economia dell'UE incentivando l'investimento privato (È stato studiato, ad esempio, nuovo strumento di sostegno alla solvibilità; Il potenziamento del programma InvestEU; un nuovo dispositivo per gli investimenti strategici, ecc.)
  3. Trarre insegnamento dalla crisi (Si prevede, ad esempio, un nuovo programma per la salute EU4Health, forte di una dotazione di 9,4 miliardi di €; il rinforzo di 2 miliardi di euro del meccanismo di protezione civile dell'Unione RescEU; maggiori fondi alla ricerca per cui il programma Orizzonte Europa riceverà 94,4 miliardi di euro, ecc.)

In termini generali, l’importo di "Next Generation EU" ammonterà a 750 miliardi di euro, prevedendo la raccolta di nuovi finanziamenti sui mercati finanziari, che verranno incanalati, attraverso i programmi dell'UE, verso azioni di risposta concreta ai postumi della crisi. Questi 750 miliardi potranno essere scorporati in 500 miliardi in sussidi a fondo perduto e 250 miliardi in prestiti. In questa divisione si riflette tutta la partita politica in corso che vede, da un lato, le risultanti della recente proposta solidaristica dell’asse franco-tedesco, favorevole ad erogazioni a fondo perduto, a cui orbitano favorevolmente i paesi mediterranei (Italia in testa), in contrapposizione ai quattro paesi frugali – Austria, Olanda, Danimarca e Svezia – orientati verso un fronte più rigorista e propenso ad approvare prestiti. Stando a quanto fin ora emerso, l’Italia dovrebbe essere tra i maggiori beneficiari di tale pacchetto per un totale di 172,7 miliardi di euro: 81,807 miliardi a fondo perduto e 90,938 miliardi in forma di prestiti.

In ogni caso, da quanto presentato oggi in sede europea, si apprende che il rimborso dei prestiti sarà spalmato nei futuri bilanci dell'UE sull'arco di un lungo periodo, con inizio non prima del 2028 e completamento non oltre il 2058. Traducendo dal gergo diplomatico di Bruxelles, qui si sta parlando de facto di bond comuni che saranno emessi sotto l’egida UE dato che, come ha dichiarato la stessa von der Leyen, “alcuni Stati hanno maggiori possibilità di altri di raccogliere fondi sul mercato” riequilibrando problemi sistemici in seno all’EU che partono dalla sua natura stessa di unione incompleta sotto diversi aspetti, quello fiscale in primis.

La tabella riporta le cifre degli strumenti EU messi n campo fin ora. Si parte da SURE, una sorta di "cassa integrazione" europea a sostegno dell'occupazione, per poi passare ad una particolare formulazione del famigerato MES (ESM) fino ai fondi erogati dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI/EIB). Vi sono, poi, le cifre relative al "Next Generation EU" e al Quadro Finanziario Pluriennale (QFP/MFF).
© Commissione europea

Come già sopra accennato, la Commissione individua nel bilancio lo strumento principe da cui far discendere un quadro finanziario pluriennale (QFP) rafforzato per il 2021-2027. “Next Generation EU” attinge da tute le risorse messe in campo dalle istituzioni per poter indirizzare rapidamente gli investimenti dove è più necessario, rafforzando il mercato unico, e facendo un passo avanti nella cooperazione in settori quali la sanità e il crisis managament, senza dimenticare gli impegni sul fronte della transizione verde (il “Green New Deal” voleva essere il manifesto programmatico del mandato della Commissione Von der Leyen ben prima che lo spettro di Covid-19 investisse l’Europa e il mondo intero) e sulla trasformazione digitale (competenze digitali per tutti i cittadini dell'UE tramite un'agenda per le competenze per l'Europa e un piano d'azione per l'istruzione digitale).

Questo Recovery plan non è l’unica delle novità da Bruxelles in tema economico. Infatti, dal palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, arriva anche l’approvazione, in materia di aiuti di Stato,  del  regime italiano "ombrello" da 9 miliardi di euro a sostegno dell'economia sullo sfondo dell'emergenza del Coronavirus. Sulla base di tale regime, le regioni e le province autonome italiane, altri enti territoriali e le Camere di commercio saranno abilitate a fornire sostegno a imprese di tutte le dimensioni, inclusi lavoratori autonomi, piccole e medie imprese (PMI) e grandi imprese.

Sempre oggi la Commissione europea ha, poi, aperto una consultazione pubblica sulla protezione e l’agevolazione degli investimenti transfrontalieri nell'UE, nell’ambito della nuova strategia industriale per l'Europa. La consultazione pubblica, aperta fino all'8 settembre 2020, invita i cittadini EU e le altre parti interessate ad esprimersi sui punti di forza e sulle debolezze degli investimenti transfrontalieri nell'UE con l'obiettivo di valutare il quadro di protezione degli investimenti vigente, comprese le norme sostanziali e i meccanismi di risoluzione delle controversie.

In conclusione, seppur con tutte le difficoltà e i ritardi del caso, le istituzioni europee sembrano aver preso coscienza che “nessuno può farcela da solo”, come ha dichiarato la von der Leyen, e che le economie degli Stati membri “dipendono le une dalle altre”, tanto che il “non investire oggi, significa pagarne i costi domani”. Le prossime settimane potranno dimostrare se tale approccio è effettivamente condiviso dai governi degli Stati membri o meno.

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