Il Consorzio di Tutela del Riso del Delta del Po Igp non intende fermarsi. In meno di 10 anni ha triplicato le aziende associate e moltiplicato per 200 la produzione, permettendo ai risicoltori un margine maggiore rispetto a quello di mercato e generando un giro d’affari all’origine di 4,5 milioni di euro in tre anni: il che ne fa una delle case history più interessanti nel mondo delle produzioni italiane a denominazione d’origine. Un risultato che si deve all’impegno della filiera sia per la tenuta dei prezzi (54 euro al quintale contro i 30 euro del comune Carnaroli) e la programmazione delle semine e delle varietà di riso, sia per la garanzia del ritiro di tutta la produzione certificata dei 33 risicoltori associati da parte dei cinque trasformatori/confezionatori locali che lo distribuiscono nei canali di vendita tradizionali ma soprattutto nella gdo in tutta Europa e lo fanno arrivare sino agli Stati Uniti.
Guardando al futuro e puntando sull’innovazione, ha dichiarato di voler raddoppiare la produzione (oggi pari a 78mila quintali) entro il 2025. E ha appena avviato un progetto di inserimento della risicoltura biologica finalizzato a ottenere una linea di riso integrale bio. “È un nuovo importante traguardo, che ci permette di ampliare la nostra offerta in un’area che ci è particolarmente congeniale, perché punta sui valori di sostenibilità e naturalità, grazie a tecniche colturali a basso impatto ambientale che preservano le caratteristiche del nostro territorio” spiega il presidente Adriano Zanella.
Produzione certificata
Oggi l’area di produzione della Igp si estende su 1.587 ettari appartenenti a 17 comuni delle province di Ferrara e Rovigo. Qui il riso cresce in terreni molto bassi (fino a quattro metri sotto il livello del mare), con alta salinità e bassa capacità drenante, dotati di alta fertilità minerale (e in particolare di potassio). In altre parole, terreni perfetti per la coltivazione del riso, la cui pianta resta più asciutta e sana, cresce in modo lento e costante, diventando più resistente alle malattie, tanto da richiedere solo un trattamento l’anno contro i quattro normalmente effettuati nelle risaie.