Prossimità, innovazione e inclusione sociale sono i tre pilastri su cui l’attuale amministrazione della città di Milano si ripropone di fondare e incentivare lo sviluppo e la ripartenza della città post pandemia. Milano è, infatti, pure il set sperimentale di un nuovo paradigma organizzativo legato al lavoro che andrebbe a superare l’ormai onnipresente Smart Working.
Si tratta del Near Working, o “lavoro di vicinato”, per cui i lavoratori non dovranno più lavorare in casa, con tutto quello che comporta in termini di difficoltà nel separare vita privata e lavorativa, ma avranno a disposizione degli appositi spazi lavorativi vicini al proprio domicilio (a massimo 15 minuti dallo stesso). Tutto ciò rientra nel progetto della cosiddetta città “dei 15 minuti”, una metropoli in cui tutto ciò di cui si ha bisogno è concentrato nel raggio di poche centinaia di metri, con lo scopo manifesto di ridisegnare i tempi della città, decongestionare il traffico e sviluppare una reale città policentrica e inclusiva.
La sperimentazione che il Sindaco Sala e i suoi Assessori stanno mettendo a punto prevede al momento che circa settanta spazi convenzionati con il Comune siano già pronti ed attrezzati per il Near Working, in aggiunta ad un protocollo che potrebbe essere presto siglato con Assolombarda finalizzato alla messa a disposizione di spazi di grandi aziende in questo momento sottoutilizzati.
Un impulso in tal senso è arrivato a livello nazionale dalla legge di conversione del decreto rilancio n.77 del 17 luglio 2020, che introduce il Piano Organizzativo del Lavoro Agile (POLA), quale sezione del Piano della performance. Questo documento è stato pensato con l’obiettivo di incentivare l’introduzione e la gestione dello Smart Working all’interno delle amministrazioni pubbliche con il coinvolgimento, per le attività che possono essere svolte in modalità agile, di almeno il 60% dei lavoratori a partire dal 2021. In altri termini, attraverso il POLA, le amministrazioni sono esortate a definire modi e tempi per la messa a regime del lavoro agile.
Ecco, quindi, che il Near Working, inteso come superamento del e/o al posto dello Smart Working, può consentire ai lavoratori di riprendere le relazioni fisiche con colleghi, amici e creare nuovi contatti professionali, riattivando l’economia dei negozi e delle attività del quartiere.
Infatti, questa “declinazione” del lavoro agile potrebbe farsi portavoce della transizione verso nuovi modelli lavorativi nel contesto di quartieri autosufficienti, il tutto incentivando e promuovendo lo sviluppo di un’economia di prossimità. Si tratta, di fatto, di sostenere le attività di vicinato, i servizi a domicilio, la logistica dell’ultimo miglio, la produzione a km zero, così come lo sviluppo di progetti sociali nei quartieri.
Cercare di lavorare per lenire la sofferenza economica e sociale, quindi, bisogna orientare tutte le risorse disponibili, comprese quelle europee, al sostegno di imprese e quartieri.
È in questo frangente che si possono leggere le scelte delle stesse aziende di riorganizzarsi nel solco di modelli più conformi ed aderenti alle forme del commercio di vicinato, mediate però dal digitale.
È il caso, ad esempio, dell’avvio dell’eCommerce di Consorzio Europa, retailer del Gruppo D.IT-Distribuzione Italiana, che garantisce alle imprese associate la piena flessibilità e autonomia operativa all’interno della cornice progettuale e tecnologica sviluppata dalla Centrale. “Lo shopping online è ormai una realtà – afferma Oreste Santini, presidente Consorzio Europa – destinata a consolidarsi nei prossimi anni. Per questo l’implementazione di un progetto di e-commerce era divenuto un’esigenza indifferibile. Siamo specializzati nel commercio di vicinato: il servizio al cliente per noi è una vocazione. Con la piattaforma di shopping online miriamo a fornire ai nostri consumatori un servizio ancora più efficiente e moderno, coerente con i loro bisogni e aspettative”.
Le realtà commerciali di vicinato, infatti, sono in grado di offrire ai consumatori qualcosa in più rispetto al mero scambio di beni, garantendo servizi personalizzati e flessibili, tarati sulle esigenze dei clienti, con il valore aggiunto di una “relazione sociale” vera e propria.
Digitale e riorganizzazione degli spazi e della mobilità sono, quindi, i due asset (da coltivare e stimolare) che riscriveranno il futuro della vita e del lavoro nelle città.