Millennials apatici e senza un perché, inaffidabili e figli della noia. Sbagliato. Falsi miti derivanti da una segmentazione del target ancorata a logiche obsolete e a pregiudizi di vecchia data. I giovani tra i 18 e i 35 anni saranno pure imperscrutabili rispetto alla generazione antecedente, ma risultano correttamente leggibili con chiavi dall’accezione estremamente positiva, come evidenzia una ricerca Censis realizzata per il Padiglione Italia di Expo 2015.
I dati emersi fanno dei Millennials attori dal potenziale decisivo per la ripresa nel nostro Paese. Ecco i veri tratti che li contraddistinguono, numeri alla mano:
#intraprendenti Un terzo delle imprese avviate nel secondo trimestre 2015 fa capo a un under 35. Parliamo di 300 imprese al giorno per una quota totale di 32mila. Ai giovani si deve più della metà (il 54%) del saldo tra imprese nate e cessate nel periodo, indice di una forza vitale anti-recessione che riguarda a livello trasversale tutto il territorio italiano.
#iperflessibili Al mercato del lavoro innanzitutto. Sono 2,3 milioni i Millennials che svolgono mansioni più basse rispetto alla loro qualifica, ovvero il 46,7% di quelli che lavorano, una percentuale inferiore rispetto ai Baby Boomers tra i 35 e i 64 anni (21,3%). Un milione di Millennials ha cambiato almeno due lavori nel corso dell’anno, 1,2 milioni ha lavorato in nero e 4,4 milioni ha fatto stage non retribuiti. Inoltre, 1,8 milioni ha svolto lavoretti pur di guadagnare qualcosa e 1,7 milioni ha lavorato con contratti inferiori a un mese.
#stackanovisti Più di 3,8 milioni di Millennials lavorano oltre l’orario formale (il 17,1% in più rispetto alla generazione precedente). Di questi, 1,1 milione lo ha fatto senza ricevere il pagamento degli straordinari (il 4% in più rispetto alla fascia di 35-64 anni) e 1,7 milione con una copertura economica solo saltuaria. A 1,1 milioni di Millennials capita di lavorare anche di notte, a quasi 3 milioni durante il weekend. Ancora: 1,8 milioni lavorano a distanza, da casa, o comunque lontano dal posto di lavoro e 1,9 milioni sono pendolari.
#digitalizzati Sono la generazione meglio inserita nel contesto digitale. Il 94% è utente di internet (contro il 70,9% riferito alla popolazione complessiva), l’87,3% è iscritto almeno a un social network (contro il 60,2% medio), l’84,7% utilizza lo smartphone sempre connesso in rete (contro il 52,8% medio). Sono i Millennials, inoltre, ad aver fatto decollare il commercio online. Il 61,4% di loro (circa 6,8 milioni di persone), contro il 27,9% dei Baby Boomers, nell’ultimo anno ha acquistato almeno un prodotto o un servizio sul web. Hanno comprato online prodotti alimentari 1,2 milioni di giovani, pari al 10,8% (contro il 5,4% dei Baby Boomers).
#ottimisti Il 59,1% degli italiani ritiene che per il nostro Paese i giorni migliori siano ormai nel passato. Per i Millennials, invece, il meglio deve ancora venire: lo pensa il 42,1% contro un dato medio del 20,9%. Sono convinti che il futuro vada costruito con una spinta al cambiamento nel quotidiano.
#valori sociali Tra i Millennials prevale il soggettivismo etico, ma convive con una propensione solidaristica a vocazione global. Il 73,4% dei giovani di 18-34 anni (contro il 45,8% riferito alla popolazione complessiva) è favorevole al matrimonio tra le persone omosessuali, il 59,6% (contro il 30,7% medio) è d’accordo anche con l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. L’81,8% (contro il 64,1% medio) è favorevole al divorzio breve e il 77,5% (contro il 58,3% medio) è d’accordo con il testamento biologico.