Giuseppe Sala, dopo essere cresciuto a Varedo (Mi), nel 1983 si laurea in economia aziendale all’Università Bocconi. Inizia la sua carriera in Pirelli e, nel 2002, è nominato chief financial officer (Cfo) di Tim, mentre dal 2003 al 2006 è direttore generale di Telecom Italia Wireline. Nel 2009, assume l’incarico di direttore generale del Comune di Milano e nel 2013 copre il ruolo di Commissario unico delegato del governo per l’Expo. Da giugno 2016 è sindaco di Milano alla guida di una coalizione di centrosinistra.
Quali saranno i suoi primi interventi?
Parlando con i milanesi in queste settimane, sono emerse due priorità: la valorizzazione e riqualificazione delle periferie e il tema della casa. È su questi due fronti che intendo concentrare subito la mia attenzione e l’azione della Giunta, senza tralasciare un altro tema: il continuo rilancio internazionale della nostra città.
Qual è l’eredità che Expo ha lasciato alla città?
Nei sei mesi dell’Esposizione, Milano è diventata più internazionale, accogliente ed attraente a livello culturale. Ha saputo porsi come guida nella sfida della lotta alla fame, al centro del mondo in maniera positiva e propositiva, richiamando milioni di persone a riflettere su questi temi. Un’eredità importante.
Va prevista, quindi, una fase 2 nella Food Policy?
Non parlerei di fase 1 e 2. La sfida per garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti nel mondo deve essere un impegno di ogni cittadino. Questo è il messaggio di Expo. Certamente, oggi, come sindaco di Milano, non posso che ribadire il mio personale impegno a utilizzare i mezzi a mia disposizione per contribuire a vincere questa importante battaglia.
Come pensa di utilizzare i 110 ettari del sito Expo?
Come già annunciato dal Governo, una parte dell’area ospiterà lo Human Technopole, un polo internazionale di ricerca avanzata in vari ambiti, dalla medicina ai Big Data, dalle nanotecnologie alla nutrizione. Penso che quest’area sia ideale per realizzare un campus universitario, che manca alla città. Entrambe le soluzioni vanno nella stessa direzione: confermare la vocazione di Milano a centro internazionale di studi. A ciò aggiungerei una mia proposta, già condivisa a livello governativo: lanciare una “free tax area” all’interno dell’ex sito espositivo, per favorire ricerca, innovazione tecnologica e scientifica.
L’internazionalizzazione è vitale per la crescita della città. Quali le sue proposte per aumentarla?
Lavoreremo per ampliare l’offerta culturale e di intrattenimento e per potenziare, sul versante internazionale, ciò che è già di gran richiamo in tutto il mondo: dal Salone del Mobile alle settimane della moda, dalle mostre d’arte ai concerti dei grandi artisti.
Pensa che la Brexit possa davvero rappresentare un’opportunità per Milano?
Dopo l’esito del referendum, si impone la necessità di identificare una nuova capitale finanziaria europea: Milano può esserlo. È una città piena di fascino, ben localizzata e in grado di offrire opportunità, a partire dagli istituti di formazione universitaria e superiore -di eccellenza e di riconosciuto profilo internazionale- oltre che un buon sistema di servizi.
Londra non potrà più ospitare l’Autorità Bancaria Europea (Eba) e l’Agenzia del Farmaco Europea (Ema). Sarà possibile portarle a Milano?
Dopo avere incontrato i vertici di queste agenzie, il sindaco di Londra, imprenditori e operatori finanziari, sono sempre più convinto che la nostra città possa diventare un punto di riferimento per accogliere queste realtà. Certo, servirà l’intervento del Governo.
Ritiene che Milano possa diventare un hub a livello europeo per il traffico di beni e servizi?Sì. La nostra è una città che ha iniziativa, voglia di fare, intraprendenza, capacità tecnica e manageriale. I modi e i tempi vanno sicuramente studiati e calibrati.
Nel programma ha proposto un piano organico per generare occupazione e nuove opportunità. Coinvolgerà anche le Camere di Commercio?
Certo. Le Camere di Commercio, come altri attori del terziario milanese, dovranno essere parte attiva del programma: rappresentano la piccola, media e grande imprenditoria milanese e lombarda.
Milano città metropolitana, una sfida importante.
Per affrontarla, dovremo occuparci del tema dei servizi e dell’efficienza dei trasporti. Dovremo potenziare entrambi questi settori, per garantire ai cittadini dell’area metropolitana di raggiungere il posto di lavoro o i luoghi di incontro e di svago della grande città in modo sicuro e veloce.
Il settore turistico è tra quelli con maggiore capacità di generare posti di lavoro. Avete un piano per continuare a rilanciare il settore?
Milano vive un momento di notorietà favorevole che è nostro dovere far durare nel tempo. Bisogna potenziare quanto fatto fino ad oggi e rendere sempre più efficiente il sistema dei servizi erogati, dalle telecomunicazioni ai mezzi di trasporto, dalla mobilità
sostenibile alla ristorazione. Mettere a sistema tutto questo, identificando un’offerta ad hoc per i turisti, rappresenta una vera sfida, che Milano può vincere. In parte lo sta già facendo.
Il Comune di Milano possiede unità immobilitari inutilizzate: come valorizzarle?
Il tema della casa sarà una delle nostre ossessioni prioritarie. Il nostro obiettivo resta quello di non avere più -entro due anni- case popolari sfitte: una partita delicata, che richiede di censire l’esistente e studiare tutte le possibili soluzioni.
Adotterà misure per incentivare il mercato immobiliare?
Milano sta crescendo molto. Non penso solo alla vitalità del quartiere di Porta Nuova, ma anche alle proposte abitative di nuova costruzione nelle periferie. Verificare che ci siano le condizioni per incentivare e facilitare gli acquisti e gli affitti per i nostri cittadini o per chi si trasferisce nella nostra città per lavoro o studio è un argomento che ci impegniamo ad affrontare. Milano ha un’ampia offerta di immobili di fascia alta: quello su cui dobbiamo puntare per incentivare veramente il mercato è un investimento per riportare equilibrio dell’offerta ai cittadini.
Come coniugherà le esigenze del dettaglio tradizionale con le grandi catene commerciali?
Credo da sempre nella forza del dialogo. Mi impegnerò a parlare con tutte le forze economiche e sociali per fare sintesi delle esigenze e trovare le migliori proposte di crescita per l’intero sistema.
Il piano per la riqualificazione degli scali ferroviari è stato bocciato, prima di Natale, dal Consiglio comunale. Pensa che oggi vi siano le condizioni per approvare questo progetto?
Lavoreremo affinché il progetto venga approvato. È doveroso pensare alla riqualificazione di queste aree dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Con queste riconversioni si aprono ulteriori occasione di sviluppo per la città, tema che rientra a pieno titolo nella valorizzazione del territorio cittadino.