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Come conseguenza dell'incremento dell'aliquota ordinaria (dal 20 al 21%), già nel mese di settembre l'inflazione sarebbe salita del 7% (secondo i titoli più sensazionalisti, cioè quelli più facilmente memorizzati dalla pubblica opinione). Secondo l'Istat l'aumento rispetto ad agosto è stato invece pari a +0,1%. Ignorando le più elementari nozioni di economia, sono in moltissimi a sostenere che i "cattivi" (ossia i commercianti e i capitalisti più in generale) con il pretesto dell'Iva aumentano i prezzi in modo ingiustificato. Le "vittime" (i consumatori) subiscono il sopruso. L'economia insegna che i prezzi non sono né giusti né ingiusti e soprattutto che non dipendono dall'onestà di chi vende. Aumentare del 7% il prezzo di beni a domanda elastica significa perdere quattrini poiché la domanda decresce più che proporzionalmente all'aumento del prezzo al dettaglio o al consumo.
Nei mesi precedenti a settembre un mio vecchio professore di Fisica, Sergio Focardi, e Andrea Rossi (ingegnere) avevano annunciato, a Bologna, di produrre energia da una fusione nucleare "fredda", combinando semplicemente nichel e idrogeno. Apriti cielo! La reazione del mondo scientifico è stata un corale: "prove! prove! prove!". La fisica è una cosa seria. Nel marketing e nelle scienze sociali ogni affermazione è lecita e le percentuali portate a prova o sostegno non passano un vaglio critico.
La rappresentatività (sic) della statistica
Partiamo dal massimo degrado della statistica: i frequentissimi sondaggi sulle intenzioni di voto. Dopo diverse migliaia di rifiuti si vagliano 1.000 individui disposti a svelare le loro preferenze. Orbene, in Italia ci sono 110 province e a Napoli, Roma, Milano, Torino spettano 200 casi, per cui ne restano 800 per le altre 106. Da Isernia e da Ogliastra risponderà quindi 1 individuo. Considerando poi che più del 40% di elettori dichiara di astenersi o di essere indeciso, la matematica ci dice che per certi partiti con lo 0,5-1% di adesioni gli intervistati si riducono a 4-7 persone. Il vero problema però è il calcolo degli scostamenti dello 0,1% da una settimana all'altra, poiché implicitamente si parla di 'una' persona che ha cambiato idea (ammesso che il campione resti identico) o più probabilmente di uno 0,6% di individui: una percentuale ben curiosa! Vi chiedo: di che cosa stiamo parlando?
Un altro campo del folklore statistico sono i commenti alla Borsa. Si sente dire che una determinata piazza ha bruciato centinaia di miliardi quando si registra un calo di 3-4 punti percentuali, ma non che li crea quando aumenta in una percentuale equivalente. L'aspetto più curioso è come vengono spiegate le oscillazioni giornaliere dei titoli. Studi accurati hanno dimostrato la natura casuale di queste variazioni e Benoît Mandelbrot ne ha scoperto la natura frattale: la loro irregolarità resta identica nell'arco dei minuti, delle ore, dei giorni e delle settimane. Ebbene, ci sono esperti che spiegano alla chiusura perché sono calate le Generali o c'è stato un balzo delle Fiat fornendo motivazioni psicologiche e dati quantitativi che durano lo spazio di una notte. Un mare di chiacchiere equivalenti a quelle di un radiocronista che commentasse le uscite dei numeri della roulette in un casinò.
Per aumentare i prezzi dei beni non elastici non ci deve essere per forza la scusa dell'Iva: chi vende e/ commercia l'avrebbe già fatto. Chi pensa che a determinare i prezzi siano i "capitalisti", e non invece i consumatori (ossia la domanda), ha un concetto dell'inflazione ridicolo, e si appoggia su rottami di teorie marxiane mai studiate e assorbite come i bambini imparano a memoria filastrocche e nenie. Per di più sappiamo che i prodotti identici a se stessi nel tempo sono molto pochi. Abiti, computer, vacanze al mare, gioielli, articoli sportivi, cambiano da un anno all'altro per via della moda o dell'innovazione tecnologica. Che senso ha confrontare i loro prezzi e trarne delle deduzioni generali? A voi la risposta.
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