In tempi di isolamento da coronavirus anche la violenza di genere assumi nuovi (preoccupanti) risvolti, come riportato più volte anche dalla stessa cronaca. E dato che parliamo sempre di csr e aziende impegnate per la comunità, soprattutto in questo periodo, è interessante guardare a progetti concreti sul tema che si possono sostenere.
Un'idea meritevole di attenzione arriva dal progetto "Mascherine contro la violenza". A lanciarlo le operatrici della Cooperativa sociale Eva, che in Campania gestisce cinque centri anti-violenza e tre case rifugio, tra cui Casa Lorena, Casa delle donne contro la violenza.
Le donne coinvolte hanno deciso di convertire l'usuale progetto "Seta e moda", finalizzato alla produzione di copricapo e foulard in seta destinati alle malate di cancro al seno, in un'iniziativa di produzione di mascherine riutilizzabili fino a dieci volte dopo una sanificazione “a 40 gradi in amuchina”.
Grazie a "Mascherine contro la violenza" la rete dei 253 centri antiviolenza (cav) mappati dall’Istat in Italia sarà rifornita gratuitamente di dispositivi di protezione necessari al prosieguo delle attività in sicurezza.
Ulteriore nota positiva: il progetto si svolge a Casal di Principe, nella villa confiscata al clan Schiavone, diventando dunque simbolo anche della lotta alle mafie. Perché si possa proseguire, però, serve il sostegno di imprese e privati.