Filippo Marchi è stato scelto per perseguire al meglio gli obiettivi del piano industriale, così il presidente Gianpiero Calzolari ha illustrato la nuova nomina in Granarolo alla direzione generale. Con Marchi Mark Up ha delineato quelle che saranno le prossime mosse. Il forte orientamento all’internazionalizzazione di Granarolo è confermato dalla nomina. Marchi, che subentra a Gianpietro Corbari, è in Granarolo dal 2004; entrato come trade marketing manager, ha poi ricoperto varie cariche all’interno del Gruppo e dal 2015 è stato direttore business unit Italia e paesi extra europei.
Il nuovo incarico arriva in un momento di grande evoluzione per l’azienda: “Sicuramente -afferma il neo direttore- il filone dell’internazionalizzazione si conferma strategico per il Gruppo e rappresenta una parte importante del piano industriale gia approvato che prevede di lavorare su mercati in cui la presenza di Granarolo è ancora poco significativa. Ci focalizzeremo sul Nord America, dove il fatturato del Gruppo è di qualche milione di euro, un valore ancora poco soddisfacente, attraverso diverse attività tra cui è in fase di valutazione anche un progetto di lavorazione in loco di semilavorati provenienti dall’Italia. Lavoreremo inoltre sul Far East (in particolare Filippine e Thailandia, Giappone). Realizziamo un fatturato rilevante in Cina (a Shanghai l’azienda è presente con un ufficio commerciale, ndr) e in Corea e stiamo valutando come consolidarlo. In tutto ciò resta strategica l’area europea che rappresenta il 70% del nostro fatturato all’estero per un valore di 275 milioni di euro”.
Stati Uniti: è in fase di valutazione anche un progetto di lavorazione in loco di semilavorati provenienti dall’Italia
Per recuperare il calo generalizzato dei consumi lattiero-caseari che da 4-5 anni si sta verificando sul mercato interno Granarolo punta sull’innovazione: “Porteremo avanti un piano d’innovazione attraverso prodotti importanti, non di nicchia, entrando nel mondo del salutistico, come con il recente lancio di G+, un latte con il 30% di zuccheri in meno. Vogliamo proporre soluzioni che possano dare impulso al mercato interno e che possano anche essere calate in un contesto internazionale il tutto partendo dalla valorizzazione della filiera made in Italy. Inoltre dobbiamo ottimizzare le varie acquisizioni attuate in questi anni per ottenere anche da queste maggiori marginalità”.