Lo smart working in Italia cresce: ecco tutti i trend

Il lavoro agile è una realtà nel 56% delle grandi imprese e i dipendenti che ne usufruiscono risultano più soddisfatti rispetto alla media degli altri lavoratori (39%, contro il 18%). Permane una resistenza

In Italia lo smart working cresce, soprattutto nelle grandi aziende. Più indietro, invece, per un mix di disinformazione e arretratezza culturale pmi e pubblica amministrazione, dove a distanza di oltre un anno dall'approvazione della legge sul lavoro agile la pratica stenta comunque a decollare.

Questo il quadro che emerge dal relativo osservatorio del Politecnico di Milano, che ha presentato trend e numeri dello smart working nel nostro Paese. Vediamo quali sono.

Grandi imprese, pmi e pubblico
Oltre una grande impresa su due (il 56% del campione) ha avviato progetti strutturati di smart working, adottando modelli di lavoro che introducono flessibilità di luogo, orario e promuovendo la responsabilizzazione sui risultati (erano il 36% un anno fa). A queste, bisogna aggiungere un ulteriore 2% che ha realizzato una qualche iniziativa informale e l’8% che prevede di introdurre progetti nel prossimo anno.

Tra le pmi, invece, lo smart working risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2017: l’8% ha progetti strutturati e il 16% informali. A differenza delle altre tipologie di organizzazioni però, è ancora elevato il numero di realtà che si dichiarano completamente disinteressate all’introduzione di questo nuovo modo di lavorare (38%).

La pubblica amministrazione – dopo il primo slancio dato dalla riforma Madia – sta finalmente compiendo i primi passi avanti, ma siamo ancora all’inizio del percorso. Solo l’8% degli enti pubblici ha infatti avviato progetti strutturati in questo ambito.

Chi sono gli smart worker e perché lavorano meglio
Nel 2018 il numero di lavoratori agili in Italia ha toccato quota 480mila, pari al 12,6% del totale degli occupati che, in base alla tipologia di attività del loro lavoro, potrebbero fare smart working. Si tratta prevalentemente di lavoratori di genere maschile (76%), appartenenti alla Generazione X (il 50% ha fra i 38 e i 58 anni di età) e residenti del Nord-Ovest del Paese (48%). Gli smart worker sono più contenti delle modalità con cui possono organizzare il proprio lavoro: il 39% di loro è completamente soddisfatto, contro il 18% degli altri lavoratori. Sono anche più soddisfatti anche del rapporto con i colleghi e con il proprio responsabile (40% contro il 23% degli altri lavoratori). Si tratta di dati da cui derivano altrettante evidenze positive in termini di rendimento e produttività.

I modelli di smart working più diffusi
Il modello più diffuso tra le grandi imprese comprende solo la possibilità di lavorare da remoto, scelta adottata dal 53% nelle grandi imprese, mentre il restante 47% dei progetti strutturati affianca al lavoro da remoto iniziative di ripensamento degli spazi.

Rispetto al luogo in cui lavorare, invece, il 45% del campione delle grandi imprese lascia alle persone completa autonomia e libertà di scelta. Le altre organizzazioni preferiscono indicare i luoghi consentiti nel progetto di smart working: i più diffusi sono l’abitazione del lavoratore (80%), le altre sedi aziendali (74%), gli spazi di coworking (58%) e i luoghi pubblici (52%).

Il 59% delle grandi imprese ha introdotto nuove tecnologie digitali per supportare i progetti di smart working, mentre nel 27% delle imprese gli smart worker erano già dotati delle tecnologie necessarie.

I virtuosi dello smart working
In occasione del convegno di presentazione dei risultati della ricerca sono stati assegnati gli anche gli "Smart Working Award" 2018, il premio dell'Osservatorio per le aziende che si sono distinte per capacità di innovare le modalità di lavoro in quest'ottica. Hanno ottenuto il riconoscimento: A2A, Gruppo Hera, Intesa Sanpaolo per l’iniziativa “Hive Project – Il Futuro al Lavoro” e Maire Tecnimont. Grazie al progetto “Atom”, invece Zurich ottiene lo “Smart Working Impact Award”, premio indirizzato alle organizzazioni già vincitrici dello Smart Working Award, in cui il progetto negli ultimi anni ha avuto un impatto significativo sull’organizzazione.

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