Nel prossimo decennio il contributo dell'innovazione e dell'intelligenza artificiale alla crescita economica in Italia sarà pari a 228 miliardi di euro, il 13% dell'attuale Pil. La stima è di McKinsey & Company e in particolare del suo istituto di ricerca economica, McKinsey Global Institute (Mgi), che per il quarto anno consecutivo è stato riconosciuto primo think tank privato al mondo nella classifica dell'Università della Pennsylvania.
Per l'Europa, l’intelligenza artificiale apporterebbe un contributo di 2.700 miliardi di euro (sempre nella prospettiva del 2030).
"L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità unica per la competitività e la crescita del nostro Continente -ribadisce Massimo Giordano, managing partner McKinsey Mediterraneo-. L’Europa, e con essa l’Italia, possono contare su diversi punti di forza: un settore industriale all’avanguardia; un ampio bacino di talenti nella ricerca e nella tecnologia; un numero di startup in continua crescita. Sarebbe quindi un peccato perdere questa occasione. Non si tratta di un tema astratto, ma di ricchezza concreta, che per l’Europa potrebbe essere quantificata in 2.700 miliardi di euro".
Nel corso del convegno The Future Is Now, tenutosi oggi al Palazzo del Ghiaccio di Milano in occasione dei 50 anni di McKinsey in Italia, sono state anche presentate alcune tra le più avanzate soluzioni tecnologiche per il business in ambito intelligenza artificiale: industria 4.0 e design thinking.
Europa: un bacino di talenti di tutto rispetto
Entro il 2030, in Europa, le competenze (skill) tecnologiche occuperanno una fetta sempre più importante del tempo lavorativo: +40% per le skill avanzate e +65% per quelle di base. Sarà dunque fondamentale favorire lo sviluppo delle nuove capacità per i lavori di domani.
L’offerta formativa per i giovani dovrà continuamente aggiornarsi per essere in linea con la domanda; e la riqualificazione professionale delle persone che già lavorano è cruciale per assicurare una transizione efficace nell’era digitale.
L’Europa può contare su un solido bacino di talenti: vanta, per esempio, una comunità di ricercatori più ampia di quella degli Stati Uniti o della Cina. Il numero di programmatori software europei è cresciuto del 4-5% negli ultimi due anni e oggi raggiunge 5,7 milioni (negli Usa sono 4,4 milioni). La concorrenza per i talenti hi-tech è mondiale e l’Europa deve tornare a essere un polo di attrazione, richiamando i suoi cervelli in fuga e attraendo le migliori menti dalle altre parti del mondo.
Ecosistemi per l’innovazione
Nei prossimi anni l’innovazione riguarderà sempre più il B2B. Il settore industriale in Europa è tra i più innovativi al mondo: 9 delle 16 fabbriche-faro della quarta rivoluzione industriale individuate dal World Economic Forum e da McKinsey si trovano in Europa e rappresentano un esempio virtuoso di collaborazione e condivisione di pratiche esemplari/d'eccellenza (best practices) con altre aziende manifatturiere.
Visto che i confini tra settori sono sempre più labili, è strategico pensare e agire in ottica sinergica, di ecosistema. In questa direzione si colloca, per esempio, la European Automotive Telecom Alliance, un’alleanza tra operatori delle telecomunicazioni e il mondo dell’auto per ampliare la diffusione della guida connessa e automatizzata in Europa.
Oltre alla cooperazione tra settori, occorre favorire la collaborazione tra aziende tradizionali e innovative: nel primo caso lo scopo è accelerare l’innovazione, nel secondo crescere.
Ruolo del settore pubblico
Anche il settore pubblico potrebbe far da volano per lo sviluppo dell’innovazione in Europa: la spesa europea per i prodotti e servizi pubblici ammonta a circa 2.000 miliardi di euro l’anno (pari al 14% del Pil europeo). Una parte rilevante di questa spesa potrebbe andare all’innovazione e il settore pubblico, innovandosi (per esempio, attraverso iniziative di e-government), potrebbe innescare un circolo virtuoso di cui beneficerebbe anche il privato.
Crescita delle startup
In Europa il numero di startup in ambito AI è triplicato negli ultimi tre anni e gli investimenti sono a livelli record, con 21 miliardi di euro investiti nel 2018 (+360% rispetto agli ultimi 5 anni). Tuttavia, il numero di unicorni europei –per unicorni si intende startup valutate più di 1 miliardo– è cresciuto a un tasso pari alla metà di quello degli Stati Uniti. Il mercato del venture capital è inoltre ancora poco sviluppato in Europa: il 90% di questi finanziamenti è concentrato in solo 8 stati Ue. Occorre, quindi, continuare a incoraggiare iniziative che permettano alle realtà più innovative e promettenti di crescere.